Ottanta milioni di euro, a tanto ammonta il buco di bilancio di Aler Milano nel secondo semestre del 2013. Lo ha dichiarato oggi in Consiglio regionale il presidente Roberto Maroni, che ha tracciato un quadro estremamente preoccupante per il disavanzo di bilancio e per le ragioni strutturali che lo generano. Le cifre dette da Maroni, peraltro gran parte già contenute nella relazione stilata dagli amministratori al bilancio consultivo del 2012, meritano secondo il PD che sia fatta un’operazione verità. Ma a preoccupare i consiglieri del PD c’è anche il progetto dell’amministrazione Maroni di uniformare tutte le Aler in un’unica grande agenzia, detta ALPE, che dovrebbe quindi farsi carico delle grande difficoltà di Milano. Il PD, invece, ha presentato con il Patto Civico una diversa proposta di legge che prevede quattro aziende anziché tredici, ma terrebbe Milano a sé, che è di gran lunga l’azienda più grande.
“Apprezziamo che si sia voluto informare il Consiglio della situazione disastrosa in cui versa l’Aler di Milano – spiegano i consiglieri democratici Gian Antonio Girelli e Onorio Rosati, che domani sera, mercoledì 31 luglio, discuteranno proprio di questi temi alla festa Democratica provinciale della Val Verde – ma riteniamo doveroso accertare seriamente le responsabilità di coloro che hanno permesso che si arrivasse a questa situazione. I problemi sono gravi e non avrebbe senso una riorganizzazione che li facesse ricadere sulle altre province, che inevitabilmente sarebbero chiamate a condividere l’onere del risanamento dell’azienda dell’edilizia pubblica lombarda, responsabile da sola di ben più della metà del patrimonio Erp regionale. Nella nostra proposta di riforma – aggiungono – abbiamo inserito una voce che rende obbligatoria per legge la valutazione semestrale dei direttori generali. Così come in qualsiasi azienda privata, i manager delle Aler devono misurarsi con i risultati ottenuti sulla base degli obiettivi assegnati e nel caso di cattiva amministrazione deve essere prevista la possibilità di revocare l’incarico prima della scadenza quinquennale. Vista la situazione prospettata oggi – concludono – diventa un passaggio fondamentale e non più procrastinabile. Ci si chiede cosa hanno fatto fin ad ora coloro che dovevano controllare l’attività di questa azienda".
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