(a.t.) “Serve una gara per assegnare la corsa. E serve un comitato d’indirizzo che affianchi Aci e organizzatori nelle decisioni strategiche”. Per cinque anni il romano Alessandro Casali è stato il patron della Mille Miglia. E nelle casse dell’Automobil club bresciano ha versato oltre cinque milioni di euro. Ma la sua avventura bresciana è terminata – tra le polemiche – nel 2012, con la decisione dell’Aci di creare una società e affidarle, senza bando, l’organizzazione della corsa. Ora Casali ha le idee chiare su cosa serve per rilanciare la kermesse.

Da spettatore privilegiato, che ne pensa dell’edizione 2013 della Mille Miglia?

Il prefetto Matteo Piantedosi ha compiuto davvero un miracolo, organizzando un evento messo a serio rischio dalle decisioni scellerate di qualcuno. La scelta dell’Aci di affidare l’organizzazione della storica corsa a una società in house non ha senso, perché questa ha gli stessi vincoli di una società pubblica e non è in grado di prendere scelte in maniera agile e veloce. Quanto al bilancio della Mille Miglia 2013, direi che è andata bene dal punto di vista sportivo, meno dal punto di vista mediatico e d’immagine.

La crisi comunque è stata un problema aggiuntivo. Anche le istituzioni hanno tagliato i contributi.

Non più che in passato. Noi abbiamo preso l’organizzazione nel 2008 e l’abbiamo tenuta fino allo scorso anno, nel 2013 non è che sia cambiato molto. Quanto al ruolo delle istituzioni vorrei ricordare che la Loggia, nell’ultimo anno, ci aveva versato una cifra simbolica, eppure noi abbiamo speso 100mila euro per una notte bianca che è stato un dono d’amore e di rispetto per la città in cui è nata la Mille Miglia. Chi è stato più bresciano di me?

Chi critica la sua gestione parla proprio di scarse ricadute sul territorio bresciano…

I fatti dicono l’esatto opposto. Abbiamo sempre lavorato con professionalità bresciane, dalle tipografie ai catering. Chi dice il contrario mente.

Per il futuro della corsa qual è la soluzione giusta?

Credo sia impossibile continuare con una società pubblica, anche perché questa strada mette a rischio il contributo che l’Aci percepisce ogni anno. L’unica soluzione che vedo è quella di fare un bando di gara, che invece assicurerebbe entrate certe all’ente.

E lei sarebbe pronto a partecipare?

Se ce ne saranno le condizioni sì. Brescia mi ha dato molto in questi anni e io credo di averla ricambiata mantenendo ogni impegno, oltre che versando più di cinque milioni di euro nelle casse dell’Aci.

Pensa che la Leonessa sia stata in qualche modo ingrata nei suoi confronti?

Assolutamente no. Quando sono arrivato, dopo le prime settimane di studio, sono stato accolto con grande calore: i bresciani all’inizio ti osservano per capire se sei leale, ma poi – se ti hanno dato una sincera amicizia – non te la tolgono più. Così è successo. E, al mio congedo, ho sentito attorno a me grande affetto. Certo, alcuni hanno dimostrato l’opposto. Ma fa parte delle dinamiche della vita.

Torniamo al futuro. Ritiene che l’idea di far nascere una fondazione partecipata da soggetti istituzionali ed economici che gestisca il marchio e poi affidi la corsa con un bando sia la strada giusta?

La Mille Miglia è di Aci Brescia e credo che nessuno possa metterlo in discussione: la fondazione rischia di diventare solo un problema in più dal punto di vista burocratico. Io preferirei che si desse vita a un comitato d’indirizzo con Comune, Provincia, Regione, Camera di commercio, Confcommercio, Confesercenti, Banco di Brescia, fondazione, Aib e via dicendo. Un comitato che definisca le linee guida e le strategie da intraprendere con l’Aci Brescia e la società organizzatrice.

Se la fondazione acquisisse il marchio però lo metterebbe al riparo dall’ipotesi che possa finire lontano da Brescia.

La vedo dura: le istituzioni, tanto più oggi, non hanno le risorse necessarie. Inoltre sono convinto che la proprietà debba rimanere ad Aci Brescia. Non penso comunque che esista il rischio che il marchio si allontani da Brescia. Finché esisterà un Aci nazionale continueranno ad esistere anche quelli provinciali. E la proprietà rimarrà nella Leonessa.

Di fondo resta sempre una questione. La Mille Miglia è una ricchezza della città e dovrebbe distribuire valore al territorio, ma anche oggi si discute principalmente dell’utile che gli organizzatori devono distribuire all’Aci. Come si conciliano queste due esigenze?

L’Aci deve agire come un buon padre di famiglia: deve guardare all’interesse del territorio e affidare la corsa a un organizzatore di alto profilo professionale, che ne preservi il valore storico, culturale, automobilistico e soprattutto le sue origini. A che servirebbe un avventuriero che arrivasse a Brescia mettendo sul piatto diversi milioni e, dopo un anno, lasciasse il deserto?

Per fare tutto ciò sono ancora proponibili le cifre che l’Aci ha chiesto agli organizzatori negli ultimi anni?

Le cifre di ieri non sono più sostenibili. Ovviamente chi dovrà redigere il nuovo bando dovrà tenere conto del fatto che il mondo è cambiato e in qualsiasi manifestazione le sponsorizzazioni sono scese almeno di un terzo. Come dicevo non bisogna pensare solo a far cassa, ma anche a preservare il valore della corsa.

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Redazione BsNews.it

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