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Case popolari, Pagani contro Rolfi: no alle discriminazioni

Con una nota Paolo Pagani, candidato Pd alle regionali, attacca il vicesindaco leghista Fabio Rolfi sull’edilizia popolare sottolineando il “no alle discriminazioni” ed affermando che “con i soldi delle tangenti e dell’affarismo sanitario si potevano avere 5 mila nuovi alloggi”.

ECCO IL TESTO DEL COMUNICATO

La proposta di Fabio Rolfi, candidato leghista in Regione, sulla modifica delle regole per le case popolari è fatta con l’intento di nascondere i pesanti fallimenti della politica della Casa del centrodestra, a Brescia come a Milano. Con l’intento di nascondere il fatto che l’assessore regionale alla casa Zambetti è accusato di intrallazzi con la ’Ndrangheta.

L’elevamento dei cinque anni di residenzialità in realtà non cambia molto. E’ soprattutto un segnale di discriminazione verso gli stranieri. Ormai le richieste prevalenti sono fatte da famiglie straniere che sono in Lombardia da molti più anni, senza sapere da parte di Rolfi che l’elevamento degli anni colpisce anche numerose famiglie italiane che si spostano per lavoro, in particolare le giovani coppie, nelle zone di confine tra regioni. Che si debbano modificare i criteri della legge regionale dell’E.R.P. è vero, ma non nel senso voluto da Rolfi, che dimentica che la Lega è in Giunta regionale da più di dieci anni.

In tutti questi anni sono stati tagliati pesantemente gli stanziamenti per il fondo affitti a sostegno delle famiglie, come è stato ricordato anche nel recente convegno di CGIL e Sunia. Gli sfratti per morosità incolpevole a livello provinciale sono più di 1300. Su quasi 3 mila famiglie che nel bresciano chiedono una casa di edilizia sociale, solo il 5% riceve l’assegnazione. In città la Giunta fino a poco fa aveva pensato di abbattere 400 alloggi ristrutturabili delle due Torri di San Polo. Il nuovo Piano di Governo, fatto dalla Giunta di cui Rolfi è vicesindaco, ha ridotto l’edilizia sociale già programmata del 50%.

Se al posto di buttar via in soli tre anni, dal 2009 al 2011, ben 55 milioni di euro per consulenza e prebende per ciellini e leghisti in Regione, si stanziavano questi soldi per il fondo affitti, 35 mila famiglie lombarde, per tre anni, potevano fronteggiare l’emergenza sfratti, a fronte della crisi economica e di lavoro. Con i soldi spesi per tangenti e l’affarismo sanitario (Maugeri, San Raffaele, Daccò e compari) si poteva finanziare un nuovo piano casa di edilizia popolare per 5 mila alloggi (nuovi, ristrutturati, comprati) in Lombardia, di cui ben 500 in provincia di Brescia.

Siccome mancano alloggi popolari, e quelli già decisi sono stati ridotti proprio dalla Giunta di Paroli, Rolfi non trova di meglio che far litigare tra loro le giovani coppie contro gli anziani, gli sfrattati con quelli che sono già in graduatoria, quelli della Tintoretto con le famiglie in attesa di assegnazione. Proprio perché la Lega sa di aver penalizzato, in Regione come a Brescia, in questi anni l’edilizia popolare, in primo luogo dei bresciani, vuole scatenare una guerra tra i poveri.

 

 

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Redazione BsNews.it

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