Bonus bebè, la Loggia deve pagare 37mila euro. La Cgil: Paroli ha sprecato soldi

In merito al contenzioso tra Comune di Brescia e Cgil sulla questione del bonus bebé ai soli italiani il giudice Alessio della sezione Lavoro del tribunale di Brescia ha dichiarato discriminatorio il comportamento del Comune  per la delibera numero 46 del 30 gennaio 2009, quella con la quale il Comune – dopo aver perso in tribunale – revocava il bonus bebè sia agli italiani che agli stranieri. "Siamo soddisfatti per il fatto che sia stato riconosciuto il danno morale per i ricorrenti – afferma Damiano Galletti, segretario della Camera del Lavoro di Brescia -. È grave ed è sconcertante però il modo con il quale il sindaco sta continuando a spendere soldi pubblici in modo improprio".

DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE

«Il bonus bebè? L’ho voluto io». Era proprio soddisfatto il sindaco Paroli nella conferenza stampa di fine anno con i giornalisti. E felice del bonus bebè che discrimina deve esserlo davvero se ha deciso di far spendere così tanti soldi pubblici all’Amministrazione per difenderlo inutilmente e ad oltranza. Di aver perso in tribunale la prima volta, nel 2009, al sindaco non è bastato. No, da allora ha insistito: ha pagato avvocati, ha chiesto loro di trovare qualche scappatoia, ha scalato i gradi di giudizio, ha fatto mettere in dubbio la legittimità della sezione Lavoro del tribunale.

Nulla da fare: ogni volta, in ben sei occasioni, ha perso e ha usato soldi pubblici per spese legali, per gli avvocati e via dicendo. Questa mattina ha perso per la settima volta: il giudice Alessio della sezione Lavoro del tribunale di Brescia ha dichiarato discriminatorio il comportamento del Comune  per la delibera numero 46 del 30 gennaio 2009, quella con la quale il Comune – dopo aver perso in tribunale e applicando una logica di ritorsione – revocava il bonus bebè sia agli italiani che agli stranieri.

Il giudice Alessio ha oggi ordinato all’Amministrazione di cessare la condotta discriminatoria e lo ha condannato a pagare a ognuno dei quattro ricorrenti 3 mila euro «a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale da discriminazione» e a pagare all’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) 15 mila euro, sempre «per risarcimento del danno da discriminazione». A completare il conto 8.500 euro (+ Iva) per spese legali. In tutto, solo in questa battuta, l’ostinazione ideologica del sindaco è costata più di 37 mila euro alle casse comunali. 

«Siamo soddisfatti per il fatto che sia stato riconosciuto il danno morale per i ricorrenti – afferma Damiano Galletti, segretario della Camera del Lavoro di Brescia -. È grave ed è sconcertante però il modo con il quale il sindaco sta continuando a spendere soldi pubblici in modo improprio. Poteva evitarlo, poteva fermarsi almeno dopo un paio di giudizi in tribunale. Invece continua, e questo mentre la sua giunta fa la campagna contro i morosi nelle mense scolastiche, taglia l’assistenza agli anziani o il servizio di trasporto per le terapie riabilitative dei bimbi disabili. Qualcuno convinca il sindaco a fermarsi, se possibile prima del 28 febbraio, quando in tribunale ci sarà un’altra udienza, sempre sul bonus bebè».

Oggi, alle ore 16, nella sede della Camera del Lavoro di Brescia (primo piano) di via Folonari 20 in città, ci sarà una conferenza stampa per illustrare i dettagli della sentenza di questa mattina e ricostruire la vicenda bonus bebè.

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Redazione BsNews.it

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