di Bruno Forza 

“In fin dei conti il calcio è fantasia, un cartone animato per adulti”. Già. La perla di saggezza di Osvaldo Soriano mi è rotolata nella testa sabato pomeriggio mentre osservavo Brescia – Lanciano dalla tribuna. Ad ispirare questo rudimento di filosofia calcistica ci ha pensato Saba. Non il poeta Umberto, ma il calciatore Vitor, anche se spesso capita che non ci sia grande differenza tra le due professioni, e Pier Paolo Pasolini sarebbe d’accordo, lui che paragonava il gol alla parola poetica.

Sono bastati pochi minuti a questo ventiduenne brasiliano per incantare il Rigamonti, regalando un concentrato di classe, talento e concretezza ai tifosi bresciani, da troppo tempo a digiuno di qualità allo stato puro. L’ex Flamengo li ha deliziati aggirandosi per il campo con estrema eleganza e offrendo a Caracciolo due assist da fenomeno, uno dei quali trasformato in gol.

Certo, uno spezzone di partita non fa un campione e il Lanciano non è certamente una corazzata, ma i passi di samba messi in mostra da Saba con il pallone tra i piedi hanno fatto sobbalzare uno stadio semideserto e un po’ assonnato, che per tornare a riempirsi ha bisogno soprattutto di divertimento. Servono giocatori come Saba, in grado di accendere la scintilla e trascinare pubblico e compagni. Meno tatticismi e più estro, meno contrasti e più passaggi giusti (merce rara), ma soprattutto meno paura e più voglia di vincere.

Qualità e coraggio, invece, vengono messi da parte troppo spesso nel nostro Paese, e non solo nel calcio, dove abbiamo dovuto digerire per decenni le staffette azzurre tra i nostri campioni di maggior spicco. Roberto Baggio – l’astro più luminoso della nostra storia calcistica – è finito in provincia a soli 30 anni. Prima a Bologna, poi – grazie a Dio – qui a Brescia dopo la parentesi interista.

Siamo fatti così, e temo che nemmeno il mirabile connubio gioco-risultati messo in atto da Barcellona e Spagna sia riuscito a fare scuola dalle nostre parti, salvo rare eccezioni. Sabato una partita monotona è cambiata in men che non si dica grazie all’ingresso in campo di Rossi, Bouy e Saba, i nostri giovani di qualità, gente che sa usare l’attrezzo del mestiere: il pallone. Eppure tecnici e giornalisti antiquati sghignazzano sarcastici all’ipotesi di rivederli in campo tutti e tre insieme, magari dall’inizio, magari con Caracciolo unica punta. Non hanno capito cos’è il calcio. Preferirebbero Mastrota e le sue pentole al Carosello.

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Redazione BsNews.it

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