Per un giorno si è tolta l’etichetta di bestia di Satana per vestire toga e cappello da neolaureata. Elisabetta Ballarin, condannata a 22 anni di carcere per il concorso in omicidio di Mariangela Pezzotta, una delle vittime delle bestie di Satana, ieri mattina ha discusso la tesi di laurea in Educare all’Arte tra le mura dell’accademia di Belle Arti di Santa Giulia, dove studia con profitto e il massimo dei voti da tre anni. Il primo non ha potuto frequentare le lezioni a causa della reclusione, ma i due successivi le è stato concesso di uscire dal carcere (di Verziano) per recarsi in aula e assistere, come una studentessa qualsiasi, alle lezioni. Ieri Elisabetta era una studentessa proprio come tutte le altre. A fasciarle le gambe un paio di collant color crema in tinta con l’abito e tra le mani i fogli da leggere e rileggere in attesa di sentir pronunciare il suo nome e iniziare la discussione della sua tesi. Tesi che ha convinto anche gli esaminatori, i professori Agostino Ghilardi, Lorenza Roverato e Paolo Sacchini. Ad assistere alla discussione c’erano anche i genitori di Elisabetta, i parenti, gli amici e un’ospite d’eccezione, la direttrice del carcere di Verziano Francesca Paola Lucrezi. Ora le intenzioni di Elisabetta sono quelle di proseguire con la specialistica per arrivare tra due anni a laurearsi e provare a costruirsi una professionalità in vista della sua uscita dal carcere. Tra nove lunghi anni.
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