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Tecnologia, la nuova piaga dell’umanità

di Lucia Marchesi – Parliamo di tecnologia. Nuova forma di dipendenza dell’essere umano. Ormai è una vera mania, una piaga. Non fa in tempo ad uscire un nuovo, costosissimo gingillo tecnologico, che, crisi o non crisi, fuori dai negozi si formano interminabili file di appassionati che devono assolutamente accaparrarsi l’oggetto del desiderio. Che rimane tale finché non esce un nuovo modello, che magari ha un pixel di più, e allora bisogna assolutamente sostituirlo, perché ormai è superato, e la storia ricomincia da capo.

Passione? Ossessione? Follia? Sicuramente tutte e tre le cose. Siamo tutti talmente ossessionati da questi oggetti, che ormai li consideriamo indispensabili, sempre e comunque.

Io, che quando ero bambina, avevo al massimo la tv e il videoregistratore per guardare i cartoni animati (perché c’erano le videocassette, mica avevamo i canali satellitari di cartoni animati 24 ore su 24), rimango sconvolta quando vedo bambini che probabilmente non sanno neanche scrivere il loro nome “smanettare” su smartphone e tablet. Sì, perché i nuovi parcheggi per tenere buoni i bambini sono questi: la settimana scorsa, al ristorante, una coppia ha piazzato tra le piccole grinfie dei pargoli due sofisticatissimi tablet, con i quali i piccini hanno ingannato l’attesa, tra una partita al videogioco e un cartone animato.

Personalmente trovo assurdo dare in mano ai bambini simili aggeggi. Non sono giocattoli, sono oggetti costosi. Vedo in giro bambini delle elementari che hanno il cellulare personale, chissà poi per far cosa. Per chiamare il loro amministratore delegato? E anche a loro, ultimo modello, il più costoso, giusto perché imparino il valore delle cose. Ma i bambini dovrebbero giocare a palla nei prati, non con quegli affari! In pratica, oggi, per un bambino, l’attività di gioco consiste nel premere un pulsante e osservare la reazione dell’apparecchio che ha in mano, cellulare, videogame, tablet. Attività cerebrale richiesta? Zero. Niente. Una volta il gioco era allegria e creatività. Stiamo trasformando i nostri bambini in piante grasse digitalizzate!

Certo che gli adulti non sono da meno. Secoli di studio e di perfezionamento tecnologico hanno permesso la realizzazione di macchine fotografiche grandi come una scatola di fiammiferi. E invece, in piazza della Loggia ho visto dei turisti che si facevano le foto ricordo con un tablet. In piedi, con in mano lo schermo del cinema, praticamente. Ditemi voi se è una cosa normale… E quelle coppie che se ne stanno sedute al bar e che invece di chiacchierare stanno lì a giocherellare con il cellulare, senza nemmeno guardarsi in faccia? Ma dai, ma che tristezza! Ma si farà ognuno i fatti suoi oppure si manderanno i messaggini, perché è l’unico modo che conoscono per comunicare?

Signori, è primavera! Lasciate a casa i gioielli della tecnologia, e portate i vostri bambini, per esempio, in Castello! L’espressione di un bambino che chiede «Come hanno fatto a portare qui una locomotiva?» è più spettacolare di qualsiasi ram!

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Redazione BsNews.it

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