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Il Pgt e l’ambiente ultima ruota del carro

In questa prima metà di marzo il Consiglio Comunale è alle prese freneticamente con l’esame delle osservazioni e con l’approvazione finale del Piano di Governo del Territorio.

Si preannuncia una cura dimagrante del piano sottoposto ad una prima approvazione in settembre; una cura che investe soprattutto le previsioni commerciali, ma anche altre previsioni di diversa natura che interessano i suoli agricoli intorno alla città. Dopotutto lo sconfinato repertorio di previsioni edificabili del piano di settembre non sembra adeguatamente sostenuto da una domanda di questi spazi.

Quello che rende diverso il PGT dai passati piani è il fatto di essere accompagnato da una Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ovvero da una valutazione preventiva dello stato dell’ambiente, e da una misurazione delle previsioni urbanistiche stabilita congiuntamente ad adeguati obiettivi sotto il profilo ambientale.

Se la cosa che viene chiamata VAS di Brescia fosse vera, lo sterminato repertorio cui si accennava non dovrebbe derivare unicamente dagli appetiti immobiliari dei proprietari delle aree dismesse o dei suoli introno alla città, ma anche (soprattutto) da un’indicazione in questo senso della stessa VAS. Dovremmo in sostanza credere che a settembre il Consiglio Comunale ha licenziato un piano in cui i valori critici del nostro ambiente urbano, misurati nell’aria, nell’acqua, nel sottosuolo, nel numero di veicoli circolanti o nell’incidenza di malattie oncologiche possano essere affrontati e risolti (magari anche solo mitigati) attraverso una colata di cemento per nuove case, fabbriche o stabilimenti commerciali che vada a sommarsi algebricamente alla precedente colata operata da Corsini & Venturini.

Difficile da credere.

Se fosse vero, la VAS dovrebbe indicare ai cittadini bresciani quali specifici obiettivi si propone. Si punta a migliorare la qualità dell’aria? A bonificare l’inquinamento da PCB, da cromo esavalente o da Radon? Si punta sul trasporto collettivo per migliorare le condizioni di vivibilità? Si punta ad una migliore accessibilità e fruibilità delle aree collinari? Si punta ad un nuovo e più virtuoso ciclo dei rifiuti? Niente di tutto questo. Non obiettivi diversi, nessun obiettivo.

La VAS dopo aver descritto uno stato dell’ambiente tipo Cernobyl, con criticità elevate sotto diversi profili, passa direttamente a misurare gli effetti ambientali delle previsioni (con giudizi che vanno dallo sconsigliato al disastroso). In pratica autodenunciando il fatto che lo sterminato repertorio è stato stabilito a prescindere da una lettura dei dati ambientali e trascurando una reale volontà di migliorarli.

Oggi il Consiglio Comunale sta lavorando con le sue commissioni per trasformare lo sterminato repertorio in un più semplice lungo repertorio e c’è da rallegrarsene. Ma la VAS? Quella VAS che avrebbe dovuto indicare la necessità di estese previsioni urbanistiche non dovrebbe essere cambiata di conseguenza? Se prima si sosteneva che la medicina per curare Brescia andava presa con quel dosaggio, ora che il dosaggio cambia (e per il commercio almeno, cambia di molto) non dovrebbe essere spiegato perché e per come? Magari ponendosi nuovamente la domanda se il cemento è una medicina.

No. Si sostiene che minori previsioni comportano minori effetti ambientali. Come se l’ambiente sia da intendersi variabile minore dipendente, un bene da sottoporre ad un sacrificio in cui la soglia dell’accettabilità varia dall’autunno alla primavera.

Roba da urbanistica degli anni ’50, ma allora almeno non ci si riempiva la bocca con la parola ambiente e più onestamente si dichiarava che l’ambiente era l’ultima ruota del carro.

 

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Redazione BsNews.it

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