Pd, Bragaglio ribatte a Rebecchi: “Hai poca memoria”. E ribadisce: “Non forziamo i tempi sulle primarie”
Rebecchi? Si dovrebbe rinfrescare la memoria su quanto accaduto nel 2008. Le primarie? Evitiamo accelerazioni. A dirlo, con una nota, è il consigliere del Pd Claudio Bragaglio che risponde così all’intervento del compagno di partito pubblicato su Bsnews.it
ECCO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO:
Rebecchi polemizza con Corsini ed il sottoscritto sulle vicende della Loggia. In alcune cose è chiaro in altre meno. Non so se per sua approssimazione o per confusione. A scanso di equivoci dico quel che penso, perché non mi va proprio di far finta di non capire. E’ sotto gli occhi di tutti la complessità di definire un’ampia coalizione alternativa a Paroli (o chi sarà). Rebecchi sulla stampa ha da mesi, per me improvvidamente, indicato nomi e sostenuto accelerazioni. Quasi che fossero primarie del solo Pd. Non a caso egli è intervenuto criticamente sul percorso più articolato (e da me condiviso) indicato a suo tempo dal segretario cittadino De Martin e fatto proprio dall’assemblea. Positiva la convergenza con Palmirani (Idv) e Cipriano (Ps), ma non sfugge a nessuno che rimane aperto il tema delle Civiche (dalla Piattaforma di Onofri alla Lista Castelletti), della nuova realtà in incubazione a sinistra, del rapporto con l’Udc ed altre forze di centro. L’esito delle prossime amministrative sarà poi decisivo anche per le nostre che si terranno in concomitanza con le politiche. Accelerare vuol dire imboccare scorciatoie, prescindere dal percorso autonomo di altre realtà, dai programmi e dalla coalizione, confondere la politica con logiche amicali e di gruppo. Non è un segno di forza del Pd, ma di isolamento. Che il Pd abbia possibilità di proporre autorevoli candidature è già stata affermato dal segretario cittadino e non c’è bisogno delle forzature personalistiche di Rebecchi, esibendo logiche di forza del “chi ci sta ci sta”. E’ necessario costruire le più ampie convergenze attorno ad un principio semplice: un dialogo vero e aperto, ben al di là del partito, per guardare con disponibilità ad una candidatura la più unificante, autorevole in città e possibilmente vincente. Quando nel ’94 si scelse Martinazzoli si coltivò la piena disponibilità anche per Angelo Rampinelli. Senza pregiudiziali e senza predestinazioni, ho sempre sostenuto.
In quanto poi alla spiegazione del perché non si fece la convergenza con i socialisti e la Castelletti, Rebecchi non deve certo rivolgersi a me, pur conoscendo bene, per quel che mi riguarda, la risposta. E per le difficoltà di oggi con Castelletti qualcuno deve pur domandarsi anche di autorevoli impegni, poi disattesi, con le ultime provinciali. Non fu convincente impostare nel 2008 la campagna sulla “discontinuità”, sul distacco dalla precedente amministrazione, sul non coinvolgimento né in lista, né in campagna elettorale di Corsini. Non voluto anche da Rebecchi. In quanto poi al sottoscritto ricordo per pura cronaca, e non certo a Rebecchi, che la segreteria cittadina propose la mia esclusione dalla lista del Pd. Esclusione tanto più sorprendente, debbo dire, visto che Rebecchi si trovò poi a ricoprire – contro norme statutarie – anche il ruolo di consigliere comunale e provinciale. Caro Rebecchi, una buona rifrescata alla memoria ci serve non tanto per la storia, che va per i fatti suoi, ma ad evitare di ripetere il “capolavoro” del 2008: alleanze sociali e politiche ristrette, mancata attenzione al civismo, logiche personalistiche e divisioni nel partito.