di Lucia Marchesi – Parliamo di cellulari. Oggetti tecnologici che, una volta, erano un lusso di pochi e oggi sono alla portata di tutti. Almeno così dicono. In realtà, alcuni modelli sono talmente costosi che ci si potrebbe pagare una vacanza in Romagna a una famiglia in alta stagione.
E se ci guardiamo intorno in un bar il sabato pomeriggio, sapete chi sono quelli che sfoggiano i modelli in assoluto più costosi? I ragazzini. I gnari. I pischelli, come dice Fiorello. Quelli che non escono di casa se non sono vestiti firmati dalla testa ai piedi. Quelli che pensano che le cose importanti della vita siano queste. Quelli che, quando finisce la scuola e devono entrare nel mondo del lavoro, si ritrovano a prendere dolorosissime craniate contro la vita vera.
Insomma. Oggi il cellulare è un oggetto assolutamente indispensabile. In alcuni casi effettivamente è così. Certo ha provocato forme maniacali che rasentano la pazzia. Diciamola tutta: il cellulare da dipendenza. Odio svisceratamente le persone che, quando sei al bar, o al ristorante, invece di ascoltarti o di partecipare alla conversazione, armeggiano ininterrottamente con il telefonino. O lo tengono appoggiato sul tavolo. Manco fossero chirurghi reperibili 24 ore su 24. Santo cielo, ma chi vi deve chiamare? Cosa state aspettando? Lultimo sms pubblicitario della vostra compagnia telefonica?
Poi cè il rovescio della medaglia. Quelli, cioè, che, siccome hai il cellulare, ti ritengono sempre a disposizione. Ore dei pasti e giorni festivi compresi. Ti chiamano a qualunque ora, di solito per dire cose che potrebbero benissimo aspettare, e si risentono da morire se non rispondi.
Purtroppo, una delle cose che ha risentito maggiormente dellavvento della telefonia mobile è la buona educazione. La persona più civile del mondo può trasformarsi nel più grande cafone della storia nel momento esatto in cui agguanta loggetto malefico. Che, per motivi che ancora mi sfuggono, non può mai essere spento. Mai. Neanche al cinema. Per due volte, alla Multisala Oz, mi è capitato di essere seduta vicino al genio telefono-dipendente. Suoneria da discoteca al massimo volume, che ovviamente parte nel momento clou del film. Ma sapete come hanno reagito queste menti eccelse? Non spegnendo il cellulare, come ci si sarebbe aspettato. Capita a tutti di dimenticare di spegnerlo. Ma no. I due moderni Einstein hanno tranquillamente risposto. E si sono anche intrattenuti in una piacevole conversazione. Mia sorella mi ha anche sgridato quando ho detto a uno dei due «Salutamelo, eh!». Perché il bello è che questi assurdi comportamenti sono tranquillamente tollerati. Nessuno che faccia una piega. Possibile che solo io abbia avuto listinto di far ingoiare laggeggio a quei maleducati?
Attenzione poi, perché simili gioielli di intelletto e sapienza non frequentano solo i luoghi di svago e divertimento. Eh, no. Li trovi in chiesa. Anche in questo caso, suoneria improponibile e corsa verso l’uscita, sussurrando Pronto?.
Sono quelli che poi guidano con il cellulare tra le grinfie. Quelli che provocano gli incidenti. Quelli che attraversano le rotonde senza guardare, a 60 chilometri allora, perché ovviamente non possono scalare la marcia.
Per fortuna, hanno inventato gli auricolari. Per fortuna! Peccato che anche quelli diano dipendenza. Ci sono in giro persone che tengono quellaffare appeso allorecchio sempre. Ma sempre. Anche se non li chiama nessuno. Ovviamente, laggeggio deve avere delle lucine lampeggianti, se no non si nota abbastanza. Signori auricolaristi, vi posso dire una cosa? Se state guidando, fate benissimo a usarlo, ma quando parlate camminando per strada con le mani in tasca sembrate posseduti dal demonio.
Posso concludere con un appello natalizio? Oggigiorno, i cellulari si cambiano più spesso delle scarpe. Invece di mandare sms che poi resteranno nella memoria di uno smartphone ormai superato, torniamo al caro vecchio biglietto di auguri? Zero tecnologia, un po più di personalità.
Buon Natale.
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