Migliaia di persone, questa mattina, hanno manifestato nella Leonessa contro la manovra del governo Monti. In piazza anche numerosi metalmeccanici (in sciopero per l’intera giornata) per dire che “la Fiat non può cancellare il contratto nazionale”. A Brescia, alla proposta di Cisl e Uil di organizzare una manifestazione unitaria, la Cgil aveva risposto proprio di non poter rinunciare ad una concomitante iniziativa di protesta di una sua categoria, la Fiom, contro la Fiat e contro l’accordo del 28 giugno su rappresentanza sindacale ed esigibilità dei contratti.

PUBBLICHIAMO DI SEGUITO IL COMUNICATO DELLA CGIL BRESCIANA

«Stanchi di pagare per tutti, cambiamo la manovra ingiusta, diamo un futuro ai giovani e all’Italia». È lo striscione della camera del Lavoro di Brescia dietro il quale questa mattina hanno manifestato migliaia di persone in occasione dello sciopero generale di 4 ore (8 per i metalmeccanici) promosso dalla Cgil.

Al centro della mobilitazione la manovra del governo Monti e la necessità di renderla equa e meno penalizzante per lavoratori e pensionati. Il corteo, partito da piazza Garibaldi alle 9, è arrivato in piazza Loggia dopo aver sfilato lungo il ring ed essere passato da corso Zanardelli e via X Giornate.

Moltissimi gli striscioni delle maggiori aziende metalmeccaniche della provincia di Brescia, dove l’adesione allo sciopero è stata peraltro molto alta. Tra questi anche uno che recitava: «Non serve la Bocconi per tagliare le pensioni. Monti rettore del Cepu». «Uno sciopero per cambiare la manovra – ha detto il segretario generale della Fiom Cgil di Brescia Michela Spera -, ma anche contro la scelta della Fiat di cancellare il contratto nazionale e contro la volontà dell’azienda di eliminare i diritti sindacali dalle fabbriche». Dal primo gennaio, infatti, in Fiat verrà impedito ai lavoratori di scegliersi i prossimi rappresentanti e si impedirà al sindacato più rappresentativo di avere dei propri delegati. Nel suo intervento anche i richiami a una manovra che reintroduce l’Ici, aumenta l’Irpef regionale e l’Iva, colpisce duramente la possibilità di andare in pensione e chi vive solo del proprio reddito.

Da qui la necessità di cambiare la manovra, di colpire i grandi patrimoni e l’evasione fiscale, di fare in modo che ci sia una politica industriale degna di questo nome che progetti un nuovo modello di sviluppo.

Donatella Benini, delegata dell’Invatec, ha ricordato le vicende di queste settimane e la lotta in corso per impedire che la multinazionale Medtronic lasci a casa 300 lavoratrici. Rosa Pedò, delegata di un cooperativa che lavora in una casa di riposo, ha invece posto l’accento sugli aspetti delle manovre che in questi ultimi anni hanno colpito sempre di più il mondo dell’assistenza e il welfare. Rosa Pedò, con le sue colleghe, entra ogni giorno nelle case di persone non autosufficienti, anziani, soli, disabili adulti con disagio e si sofferma sul fatto che «i tagli stanno mettendo a dura prova la qualità del servizio».

Damiano Galletti, segretario generale della Camera del Lavoro di Brescia, ha iniziato il suo intervento chiedendo un minuto di silenzio per per il 42esimo anniversario della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 ancora senza colpevoli. Poi la critica alla manovra ingiusta e iniqua e la sottolineatura che «un’altra uscita dalla crisi deve esserci» e che «i lavoratori e i pensionati hanno già pagato abbastanza».

Camera del Lavoro di Brescia

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Redazione BsNews.it

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