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Bragaglio (Pd) sulla vicenda Nicoli: problema politico che coinvolge anche Formigoni e Pdl

“La vicenda Nicoli investe direttamente la responsabilità politica, in Regione, anche di Formigoni e, non meno, dello stesso Pdl bresciano. Il problema politico da affrontare è quindi rappresentato da questo ‘sistema di governo’, e non solo dalla ‘zavorra’ che si vorrebbe scaricare”. A dirlo è il consigliere comunale del Pd Claudio Bragaglio, che con una nota torna sulla vicenda delle presunte tangenti che hanno coinvolto il vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani.

ECCO IL TESTO INTEGRALE

Sulla vicenda Nicoli, ho già espresso un giudizio severo, avendo visto all’opera la pervasività del suo sistema di potere. Tale giudizio è una “communis opinio” che lo ha accompagnato in Regione, confermata anche da varie altre vicende giudiziarie, con condanne e prescrizioni. Si pensi anche alla questione della discarica di Cerro Maggiore, con la condanna ed il patteggiamento di Paolo Berlusconi ottenuto versando varie decine di milioni di euro.

Ho parlato di “sistema Nicoli”, non di singoli fatti. E va pure detto che in tutti questi anni di responsabilità regionali su cave, impianti per rifiuti e discariche, a far data dal 1995, quel sistema s’è costruito pezzo a pezzo, e che battaglie e denunce dell’opposizione e di Comitati si sono avute in varie zone della provincia. Alcuni del centro destra hanno inteso l’allarme. I più hanno girato la testa per non vedere e altri se ne sono avvalsi per carriere ed interessi personali.

Si parla di metà delle discariche lombarde e d’un terzo degli impinti di trattamento rifiuti pericolosi fatti nel bresciano.

Per dare un’altra idea generale, va segnalata la massa di denaro in movimento per le cave di ghiaia. Lasciando intuire poi raddoppi e triplicazioni per le discariche.

Il solo Piano cave di Brescia, è di circa 75 milioni di metri cubi di ghiaia, per un valore indicativo di tre miliardi di euro. Disporre o meno della autorizzazione “politica” in questi settori – come ha ricordato Locatelli, uno degli arrestati – fa la differenza tra vita e morte di aziende ed affari.

Tre le vicende emblematiche della formazione del “sistema Nicoli”. Le tre conosciute, tra le molte – temo- sconosciute. Un sistema che si è alimentato con il ricorso spregiudicato alla stessa legge n. 14/98, pur di autorizzare ulteriori quantitativi, anche oltre il Piano Cave.

Si pensi all’uso illegittimo dell’art. 39 che rende possibile intervenire per mettere in sicurezza cave già dismesse. Il “recupero di cave cessate” è diventato invece un sistema per riprendere l’attività di cave chiuse o addirittura per aprirne in modo illecito di nuove.

A Villachiara si voleva un “recupero di cava cessata” su un terreno livellato e coltivato, in realtà per aprire una cava ex novo di due milioni di mc., profonda 30 metri in riva all’Oglio.

Tale dissennata operazione era richiesta dal commissario del parco dell’Oglio e doveva essere autorizzata dall’Assessore regionale. Piccolo dettaglio: commissario ed assessore erano la stessa persona, ovvero il Nicoli. Lotte del Comitato e dell’opposizione, sopralluoghi con la Commissione ed il presidente Zambetti, e l’operazione venne fermata. A Calvisano, storia analoga, ma opposto l’esito. Per recuperare una buca di dieci metri di diametro, profonda due, peraltro rinaturalizzata, s’è progettata una cava di milioni di mc., contro il parere della Forestale e del Magistrato del Po.

A Pontoglio il sistema s’è raffinato. L’assessore Nicoli voleva aprire una nuova cava di prestito, con la scusa di sistemare una strada lontana 40 km, con cave aperte e più vicine alla zona lavori. Per un intervento valutato al massimo di 300 mc., si pretendeva una cava d’un milione di mc. in piena campagna. Contro, si son mossi la giunta Viola, i Comitati, il centro sinistra, la Coldiretti. L’Anas ammette un errore e riduce il quantitativo a 700 mila, ma poi si scopre l’intrigo e fioccheranno denunce e condanne in casa Anas.

In tutta questa vicenda concedente del terreno è il dott. Giorgio Patelli (non ancora marito dell’on. Gelmini), il rappresentante presso il Comune della ditta Cavalleri (che verrà condannata) è il dott. Patelli. Componente del Comitato Tecnico che per legge dà il parere per l’autorizzazione, è il dott. Patelli, membro del Comitato già dal 1996 e per una decina d’anni. Un Patelli: uno e trino. Tutto questo è stato oggetto d’una interrogazione del centro sinistra, alla quale Nicoli rispose nel suo stile: tutta speculazione politica.

Ultime due considerazioni. Tutte queste operazioni hanno sempre avuto la copertura della Giunta Formigoni, nonché dei dirigenti regionali. Più volte abbiamo espresso un giudizio negativo sulla dirigente del settore (per una ventina d’anni), dott.ssa Cinzia Secchi, che solo nel 2009, a fronte dei gravi problemi sul Piano Cave di Bergamo (con dimissioni dell’assessore Pagnoncelli) è stata rimossa. E promossa.

In secondo luogo va rilevato che le nomine degli organi tecnici sono state accaparrate dalla Giunta. Il Comitato tecnico è presieduto dall’Assessore e la nomina è di Giunta. Così anche l’Arpa, con la legge 14/2010 diventa anch’essa nominata dalla Giunta. Quindi è la Giunta che nomina gli organi di controllo e di consulenza sul proprio operato! Giunta senza colpe, dice Formigoni. Eh proprio no!

Molto è già negli atti di Giunta, di Commissioni e di Consiglio, quindi a conoscenza del centro destra, che “non poteva non sapere”, ma che ha atteso la magistratura per scaricare Nicoli, dimostrando così che – salvo alcune eccezioni – quel “sistema” era parte integrante del governo regionale, ben conosciuto, con molti che se ne son pure serviti. Il PD regionale ha posto un problema fondato. Infatti la vicenda Nicoli investe direttamente la responsabilità politica, in Regione, anche nell’on. Formigoni e, non meno, dello stesso PDL bresciano. Il problema politico da affrontare è quindi rappresentato da questo “sistema di governo”, e non solo dalla “zavorra” che si vorrebbe scaricare.

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Redazione BsNews.it

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