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Pd, “congresso da anticipare”. La richiesta parte da Brescia

(a. tortelli) Per il Partito democratico è tempo di congresso. Anticipato. La richiesta parte da Brescia, con una singolare “coincidenza” di prese di posizione tra Paolo Corsini, Pierangelo Ferrari e il consigliere comunale Claudio Bragaglio che – nell’arco di tre giorni – sono usciti allo scoperto chiedendo di anticipare l’appuntamento, altrimenti fissato per la fine del 2013. A porre per primo la questione è stato lunedì, nel corso di una direzione regionale del partito, l’ex sindaco di Brescia, fresco di nomina all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

“Con la fine della stagione berlusconiana”, spiega Corsini, “si è aperta una nuova fase politica, che sarà caratterizzata da un profondo cambiamento del quadro italiano. Il Pd è stato concepito in una fase particolare della vita pubblica del Paese, ma con l’obiettivo di trascendere quella vicenda e durare nel tempo. Oggi abbiamo di fronte la sfida riformista, a cui ci chiama l’esperienza del governo Monti, ma anche uno scenario in continua evoluzione che potrebbe portare a mettere in discussione il nostro bipolarismo (imperfetto) per arrivare a una situazione tripolare. Senza dimenticare le questioni poste dai cattolici a Todi. Io credo che tutto ciò meriti una riflessione congressuale, possibilmente già il prossimo autunno”. Un passaggio – precisa il deputato – che non va visto come “una sorta di resa dei conti tra le varie componenti”, perché “anche di fronte a Monti il Pd si è presentato unito”. E Corsini non è preoccupato nemmeno dal rottamatore Renzi, contro cui utilizza parole sferzanti. “Da questi passaggi”, tuona, “il piccolo duca di Toscana è stato silenziato: il Paese è arrivato sull’orlo del baratro e lui non avuto niente da dire. Oltretutto”, incalza, “le vicende del governo Monti, e l’età anagrafica dei ministri, dimostrano che l’Italia non ha bisogno di un giovanilismo avanguardista, ma di competenza e professionalità”.

Simile il ragionamento che pone Bragaglio, richiamandosi – come Corsini – alla sfida del “dopo-Todi e del governo Monti”. “Un tempo”, si legge nella nota pubblicata lunedì da Bsnews.it, “alcuni si auguravano un Pd come partito coalizionale o federato sulla base del pluralismo delle sue componenti politico-culturali. Il non averlo fatto con trasparenza e regole certe ha trasformato il Pd in un partito correntizio. Oggi”, aggiunge, “– seguendo Fioroni – s’impone un ripensamento ben più radicale. E ciò vale anche per la stessa sinistra laica e riformista interna al PD, afona e sbandata. L’onorevole Follini ha sostenuto che ciò che è avvenuto in questi giorni vale più d’un congresso. Può essere. Quindi”, conclude l’ex assessore, “a maggior ragione è opportuno il chiarimento d’un congresso, vero ed anticipato”.

Diverso, invece, il ragionamento di Pierangelo Ferrari che pure arriva alle stesse conclusioni dei due compagni di partito. “Il passaggio al governo Monti”, si legge in un post pubblicato martedì sul blog www.pierangeloferrari.it, “ha prodotto una conseguenza, tra le altre: ha fatto lievitare sensibilmente i consensi al Pd e all’Udc (prima del caso Enav) nelle rilevazioni elettorali, mentre si sono contratte le adesioni a Sel e all’Idv. (…) Bersani”, continua, “sarebbe ora nelle migliori condizioni per convocare quel congresso che il Pd non ha mai fatto, per sottoporre ai suoi iscritti lo scioglimento dei tanti nodi programmatici e politici che ancora ingombrano il nostro cammino. Se lo facesse ne uscirebbe senz’altro rafforzato e potrebbe costruire su quella rilegittimazione la sua candidatura alla premiership nel 2013”. Ma Ferrari subito dopo aggiunge: “Non ci sarà nessun congresso, sono pronto a scommettere”. “Non vedo in tutti”, chiarisce, “la necessaria consapevolezza del passaggio storico che stiamo vivendo. Non ci sarà nessun congresso perché esso può essere convocato solo con il consenso dei capicorrente, i quali hanno gli occhi rivolti soprattutto al presente delle seconde e terze poltrone di governo e al domani delle liste elettorali. Ma un congresso”, conclude il deputato Pd, “di fatto ci sarà inevitabilmente, anzi si è già aperto volenti o nolenti, perché il governo Monti ci metterà davanti a scelte che ci costringeranno ad entrare nel merito e a decidere da che parte vogliamo stare”.

Insomma: pur con premesse diverse dall’ex ala diessina del Pd bresciano sembra arrivare una richiesta chiara. Resta da capire, però, cosa diranno gli altri padri costituenti del partito, che proprio sabato hanno convocato un appuntamento agli Artiganelli per discutere dell’”impegno dei cattolici del Pd”. Saranno presenti Guido Galperti, Gianantonio Girelli, Diego Peli ed Emilio Del Bono. Figure che fino a ieri erano divise in due anime spesso contrapposte. E che oggi, come gli ex diessini, sembrano voler tornare a ragionare insieme.

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Redazione BsNews.it

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