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Il vento della Leopolda a Brescia

Come forse qualcuno sa già, domenica ero a Firenze al Big Bang 2011 di Matteo Renzi. Mi sono alzato all’alba e sono andato da Brescia fino alla Leopolda con il mio amico Giulio che ringrazio ancora per esserci venuto con me, prima di tutto mosso da curiosità verso questo brillante sindaco fiorentino, pieno di coraggio, energia, voglia di fare e di cambiare. Ma soprattutto volevo vedere e sentire se c’è qualcosa di nuovo nell’aria.

Ho pensato che immergendomi anche solo per una mattina nel popolo della Leopolda avrei potuto comprendere meglio quello che in televisione o su youtube non si riesce a cogliere.

Capire se non faccia parte dei “segni dei tempi” questo popolo, quasi più di Renzi stesso, che alla fine potrebbe essere solo – ma non è certo poco – un intelligente e intraprendente lettore e catalizzatore di questi segni, la parte più carismatica del fenomeno, ma non “il” fenomeno. Anche se in effetti Matteo si sente ed è fenomenale.

Mi interessava dunque capire se anche a Firenze come in altri recenti casi, ad esempio nella partecipazione ai pur discussi referendum, non si potesse leggere l’avvicinarsi di un vento che prelude e costringe a un’inversione di rotta. Mi sbaglierò, o sarà il famoso proverbio del dito e della luna che mi porta a guardare la luna, come Ciàula nella nota novella pirandelliana. Ma a Firenze ho tratto la netta impressione che qualcosa sta cambiando. La chiamata alla partecipazione di Renzi, e soprattutto la risposta a questa chiamata che ho visto alla Leopolda, trasversale, del ceto medio, fatta di tante persone normali e “perbene”, di tutte le età e non solo giovani, energica ma non invasata, caldissima ma non scomposta, sono per me un segno forte e chiaro.

Sarà anche un segno inevitabilmente da sgrezzare, composito e multiforme fin che si vuole, ma è un segno che qualcosa sta succedendo e può succedere. Che, per dirla in modo volutamente riconciliante oltre i vecchi schemi destra/sinistra, esiste una “coscienza collettiva” desiderosa di una “società aperta”. Ed è in attesa che qualcuno la chiami e l’aiuti ad uscire, o meglio ad “entrare”, abbattendo prima però gli steccati esclusivi della vecchia politica dei partiti. Anche perché non abbiamo altre soluzioni, se non quella di serrare le fila, cambiare tutti quanti le nostre abitudini, prendere in mano i remi e usarli per navigare nella stessa direzione. Che non è ovviamente la direzione “contro”, dei giustizialismi o degli “anti-qualcosa” o degli “anti-qualcuno”.

Per questo credo che non abbia capito proprio un bel niente chi dice che Matteo Renzi sarebbe il profeta di una deriva neoliberista, che vuol dire egoista. E che lo sarebbe solo perché detta alcune regole chiare, realiste e pragmatiche rispetto a seri problemi di spesa pubblica, le cui risposte del passato – quelle sì egoiste ed aliene da ogni logica di sostenibilità e però un gran comode per tutti, popolo incluso – hanno compromesso il futuro dei nostri giovani e portato il paese dove è arrivato oggi. E quando dico oggi intendo proprio oggi, giorno dei morti del 2011, compresi tasso del debito pubblico alle stelle, banche in ginocchio, eurozona pericolante.

Basterà allora quel “ganzo” di Renzi, come lo ha definito un fiorentino seduto vicino a me in uno dei momenti forti del suo intervento, così spaccone, intrepido e ambizioso come è inevitabile che sia uno che fa quello che sta facendo lui, per portare allo scoperto e far emergere le energie sane diffuse nel paese? Potrà davvero riuscirci, visto che per farlo sta lacerando il medesimo partito che, se anche mai vincesse le primarie, dovrà guidare tra le divisioni da lui stesso causate? E se fosse la solita illusione e se alla fine prevalessero i soliti istinti e vizi italici della cura del “particulare”? Certezze non ce le ha nessuno. Quello che però credo fermamente è che non sia un fuoco di paglia. E me lo dice, oltre alla determinazione del giovane sindaco fiorentino, al suo metodo aperto e concreto di raccolta di idee, al suo modo di fare diretto e pragmatico che spiazza e ringiovanisce molto di più del suo giovanilismo un po’ sguaiato, soprattutto il fatto che Matteo Renzi si circonda di persone di valore, competenti, cui lascia spazio senza la paura di finire nell’ombra. Come invece fanno i leader brontosauri. E questo fatto è in sé un metodo programmatico di alto valore politico e civico, perché apre ad un vero e urgente rinnovamento della classe dirigente politica e dei suoi metodi.

L’altra novità straordinaria è il successo trasversale di Matteo Renzi, che è la miglior prova della vasta diffusione di un vero bisogno di una nuova leadership, di nuovi processi decisionali, della necessità di uscire alla svelta dallo schema del muro contro muro e degli scontri tra le istituzioni di cui abbiamo piene le tasche. E ce le hanno soprattutto quei tanti elettori del centro destra o comunque estranei al Pd che non hanno avuto nessuna paura ad andare alla Leopolda a sedersi vicino a chi leggeva l’Unità.

Per portare tutto quanto alla nostra dimensione bresciana, posso quindi concludere, o forse dovrei dire iniziare, dicendo che Officina della città e parlaBrescia.it hanno molte cose in comune con Matteo Renzi e il suo movimento, anche se lui è del Pd e noi no. Che allora Renzi è un officiner e io sono renziano, nel senso che riconosco, perché l’ho visto e lo vedo, questo autentico bisogno di partecipazione diretta, non mediata né allontanata dalle liturgie assurde di partiti stanchi, da parte di persone comuni e competenti, desiderose di dare il proprio contributo alla città, non per sempre ma a scadenza, come lo yogurt dice Matteo. E che non fanno calcoli, perché se li facessero se ne starebbero a casa loro, e a cui non importa di stare ad aspettare di vedere “se nel 2012 ci saranno le politiche” prima di decidere se e che cosa fare.

Devo dire, allora, che è arrivato il momento che a Brescia anche noi di Officina facciamo la nostra parte in modo più vigoroso ed efficace di quanto non sia stato fino ad oggi. Il momento di unire le forze con altri e chiamare a raccolta i cittadini forti, liberi, capaci, e desiderosi di partecipare. Presto vi daremo qualche notizia in più di questo progetto. Magari tra le altre cose faremo anche noi una “leopoldina” tutta bresciana (e magari in qualche fabbrica dismessa in città) e perciò un po’ meno guascona ma non per questo meno valida, in un dibattito e una raccolta di idee fatta di interventi brevi, puntuali e qualificati come quelli del Big Bang 2011, il cui titolo potrebbe essere: “cosa farei se fossi sindaco di Brescia per cinque minuti”. Il vento di Firenze soffia anche qui.

(testo tratto su concessione dell’autore da www.parlabrescia.it)

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Redazione BsNews.it

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