Aggressioni sui bus, gli autisti Sia chiedono le ‘gabbie di protezione’. “Abbiamo paura: non vogliamo essere costretti a difenderci da soli”
di Andrea Tortelli – Di "servizi di sicurezza autorganizzati", o ronde, non se ne parla ancora. Ma la paura è forte. E qualcuno, tra gli autisti Sia di Brescia, potrebbe ben presto essere tentato di fare da solo. L’ultimo episodio di violenza risale a venerdì sera, intorno alle 19.30, quando un conducente in partenza da Brescia per la Valtrompia è stato aggredito a pugni da un immigrato asiatico. Il motivo? Seguendo le direttive della compagnia, l’autista si era permesso di chiedere al giovane – frequentatore abituale della linea – di esibire il biglietto. Risultato: il 40enne è stato ricoverato e per almeno sette giorni dovrà indossare il collare. Ed è magra consolazione sapere che l’aggressore è stato ripreso dalle telecamere della sicurezza interna."Negli ultimi due anni", raccontano con la garanzia dell’anonimato alcuni dipendenti della società di trasporti, "le aggressioni fisiche e verbali nei confronti degli autisti non si contano nemmeno. Abbiamo paura e non ci sentiamo tutelati da Sia".
Le tratte più pericolose sono quelle verso il Garda e la valle, dove i "portoghesi" – e i ricoveri, almeno tre in due anni – abbondano. E poco possono fare contro questo fenomeno i controllori, che sono soltanto due – a fronte di corse che partono ogni 15 minuti nelle tratte più frequentate – e si alternano sui bus soprattutto negli orari di punta, cioé dalla prima mattina fino alle 2 del pomeriggio. Dunque il problema è (quasi) interamente sulle spalle dei 250 autisti in forza alla società. Che si trovano stretti in una morsa letale. Da una parte i violenti, dall’altra gli utenti onesti. Stranieri in entrambi in casi, visto che l’80 per cento dei passeggeri sulla linea valtrumplina è di origine extracomunitaria "Ormai", spiega un autista, "non interveniamo più. Le forze dell’ordine ci rispondono spesso che non hanno i mezzi per intervenire. E i passeggeri – se fermiamo la corsa per permettere l’identificazione di chi non paga – si lamentano del fatto che arrivano in ritardo a casa. Mentre se non facciamo nulla si scandalizzano perché chi non paga rimane impunito". Tra i due fronti ci sono gli autisti. E c’è Sia, a cui i conducenti rimproverano di non fare abbastanza per tutelare la loro sicurezza. Nemmeno quando questo coincide con il suo stesso interesse. "Determinati episodi", continua l’anonimo, "arrecano un danno anche all’azienda, ma questa non interviene mai direttamente. E lascia a noi – che campiamo con 1.300 al mese e un avvocato non possiamo nemmeno permettercelo – la ‘possibilità’ di sporgere denuncia".
Da qui, ancora un anno fa, la decisione di rivolgersi al sindacato interno per manifestare "paura e disagio", sentimenti che si sono tradotti anche in una lettera – con circa 100 firme in calce – ai vertici di Sia. "L’ipotesi di farci giustizia da soli", continua la fonte di Bsnews.it, "non la teniamo nemmeno in considerazione. Ma se l’azienda non farà al più presto qualcosa il rischio che qualcuno decida di autotutelarsi è forte". Di fronte a questa situazione, gli autisti chiedono innanzitutto di aumentare il numero dei controllori e minacciano di fare lo "sciopero" della verifica dei tagliandi di viaggio. Una mossa che però sposterebbe soltanto il problema. Per tale ragione la (vera) richiesta è quella di definire misure più concrete di tutela. Qualche settimana fa è stato sperimentato l’affiancamento di vigilanti privati ai controllori. Ma è durato poco. E ora i conducenti degli autobus invocano le "gabbie" di protezione: barriere (di vetro o metallo) che permettono di isolare il conducente dai passeggeri come già avviene su alcuni bus di Brescia Trasporti o sui tram milanesi. O, in forma rinforzata, sui mezzi che fanno i servizi speciali come l’accompagnamento degli ultrà allo stadio. L’alternativa – riferiscono a mezza voce gli autisti – è il Far West. La terra dove ciascuno è chiamato a farsi giustizia da sé. E dove il confine (labile) tra giustizia e ingiustizia è tagliato a filo dalla traiettoria dei colpi.