Il prossimo 14 febbraio prenderà il via il processo d’appelli per la strage di piazza Loggia. Il 16 novembre 2010, dopo due anni di dibattimento, decine e decine di udienze e centinaia di testimoni, il processo di primo grado si chiuse con l’assoluazione con formula dubitativa di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino, Pino Rauti (il sesto imputato, GiovanniMaifredi, era morto durante il processo). Lo scorso marzo la Procura aveva presentato ricorso. “La sentenza” avevo scritto i pm Francesco Piantoni e Roberto Di Martino “conclude estendendo una sostanziale insufficienza di prove, di sapore “pilatesco” a cinque imputati la cui posizione è enormemente diversa sotto il profilo probatorio, con un giudizio che tutto livella nel nulla, che per la prima volta a nulla conduce neanche sotto un piano storico, non fornendo la benché minima indicazione su ipotesi di responsabilità”. Per i magistrati, insomma, la corte non avrebbe tenuto conto delle notevoli differenze emerse nei due anni di dibattimento tra un imputato e l’altro. Si tenga infatti conto che la stessa Procura aveva chiesto l’assoluzione per Rauti: se per lui nel dibattimento è emersa solo una “responsabilità morale”, poco o nulla si è riscontrato sotto il profilo penale. Ma le posizioni degli altri imputati, a iniziare da quella di Maurizio Tramonte, sembravano decisamente più compromesse.
Tra cinque mesi si tornerà dunque in aula, per quella che sembra davvero l’ultima possibilità per fare luce sull’eccidio del 28 maggio 1974 quando, in piazza Loggia, durante una manifestazione antifascista, scoppiò un ordigno che provocò la morte di 8 persone e il ferimento di altre cento. Una strage che per i pm porterebbe il “marchio di fabbrica” dell’eversione nera di Ordine Nuovo. Per la corte d’assise presieduta da Enrico Fischetti, però, durante il dibattimento di primo grado non sarebbero emerse prove sufficienti per emettere una sentenza di condanna. Ora sono in arrivo nuove udienze. Vedremo se la verità riuscirà a venire a galla.
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