Il parcheggio sotto il Castello, al di là delle ideologie

La discussione sul parcheggio del Castello sembra una riedizione delle discussioni che infuocavano in città negli anni ’70 e ’80.

L’ideologia a fiumi spinge alla formazione di due fazioni: chi pregiudizialmente favorevole e chi pregiudizialmente contrario; cieco-ambientalisti da una parte e cieco-automobilisti dall’altra: tutti impermeabili alla raccolta e all’ascolto di elementi di fatto, ragionevoli.

Intanto credo che a molti sfugga che esistono tre tipologie di parcheggio: quelli pertinenziali (o privati), permanentemente a disposizione di chi abita o lavora, quelli di scambio, a rotazione lunga, per passare da un mezzo di trasporto privato (automobile) a uno pubblico (metro o bus) e quelli pubblici, generici, a rotazione breve, come sembra essere il parcheggio recentemente proposto.

Brescia ha già ora (senza questa nuova opera) oltre 6.000 (avete letto bene seimila!) posti auto (pubblici, della terza specie) a distanza pedonale dal centro, non congestionati e bastevoli così come sono per un agevole accesso al centro, qualsiasi ipotesi di limitazione al traffico o pedonalizzazione del centro venga scelta in futuro (compresa l’opzione zero, tipo Firenze, dove non entra nessuno se non residenti e mezzi pubblici). Non si può sostenere che questo parcheggio serva per accompagnare l’ipotesi di pedonalizzazione di Piazza Duomo & dintorni; per quello serve un sistema che c’è già.
I parcheggi di scambio servono, eccome, ma all’ingresso in città: a Stocchetta, a Buffalora, a Lamarmora, non a metà del tracciato metro quando la scelta del mezzo di trasporto cui servirsi è stata già presa ed è irreversibile.
Il centro storico è invece drammaticamente a corto di parcheggi pertinenziali. Alcuni fortunati godono di un parcheggio proprio con garage o spazio nel cortile (meno del 10%), gli altri si arrangiano lasciandola per strada in spazi appositi, insufficienti e inopportuni (piazza Duomo, Tebaldo, Foro, Labus, Corso Matteotti, Via Calini, Via Einaudi, ecc.). A questa situazione inadeguata negli ultimi anni si sono fatte avanti soluzioni “fai-da-te” che hanno consentito di creare a costi faraonici posti auto (garage) nei posti più impensati distruggendo i piani terra degli edifici antichi del centro: negli androni, nei palazzi, nei giardini privati, nei portici, al posto di negozi o altro. Chi vuole farsi un’idea del fenomeno si faccia un giro in Via Cattaneo e conti i garage realizzati negli ultimi 5 anni tra l’asilo Arici e via Mazzini. (Faccia una bella sosta verso la fine e osservi bene quello realizzato in stile Star Trek al posto del fu Armando Sport).

Come trent’anni fa la pubblica amministrazione continua ad ignorare il problema: pensa ingenuamente che il parcheggio pertinenziale (privato) sia appunto un problema privato, che non la riguardi, le cui soluzioni non abbiano effetti apprezzabili. Non si accorge del deterioramento progressivo dello spazio pubblico storico e della sua vivibilità. Per essere onesti, la cosa non preoccupa Paroli, così come non preoccupava assolutamente Corsini.

Detto questo, il progetto presentato può essere valutato da un’angolazione diversa. Può diventare parte di un serbatoio di parcheggi pertinenziali insieme a quello di Piazza Vittoria, ad altri particolarmente raggiungibili pedonalmente dal centro (tipo Autosilouno) e ad altri ancora probabilmente realizzabili lungo il ring fino ad ottenere la liberazione delle auto in sosta permanente dalle nostre piazze e vie del centro. Questi, potrebbero essere messi in vendita (per iniziativa pubblica, come quello del Castello, o privata) a prezzi pari alla metà di quelli che circolano in Via Cattaneo e offerti a chi abita o lavora (commercia) in centro, come avviene in ogni città europea avanzata, senza gravare sulle finanze comunali e senza necessità di attivare forzose e antipatiche addizionali IRPEF o tasse di scopo.

Chi vuole raggiungere il centro per un acquisto, una commissione o altro potrebbe tranquillamente attingere alla serie di parcheggi esistenti (Castellini, Fossa Bagni, Freccia Rossa, Ortomercato, Randaccio, Campo Marte, Fossa Arnaldo, Goito, ecc,) e raggiungere il centro a piedi o con navette piccole, frequenti e dedicate.

L’ascensore previsto dal progetto Castello non sono sicuro si tratti di una buona idea. Intanto ha bisogno di un parcheggio pubblico che è sconsigliabile per i motivi richiamati. Può essere comunque realizzato (anche se il parcheggio diventa prevalentemente privato) a condizione di inserirlo in un disegno più generale che preveda altre possibilità di accesso meccanizzato da altre parti (da Fossa Bagni, da Via Turati, dal Foro, dalla Vigna Capretti), con scale mobili, ascensori o people-movers.

Il Castello è di tutti e non deve avere una modalità preferibile di accesso.

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Redazione BsNews.it

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