Nel Pd bresciano è già partita la corsa per il Parlamento. Troppi big in campo per due soli posti

(a.t.) Il governo, almeno per ora, è salvo. E molti bresciani tirano un (momentaneo) respiro di sollievo. Ma tra questi, un po’ a sorpresa, c’è forse anche qualche grande elettore del Pd. Perché in caso di voto anticipato, il partito guidato da Pietro Bisinella rischierebbe seriamente di cadere in una pesante guerra intestina dagli effetti oggi imprevedibili.

Da qualche tempo, va precisato, il clima della Leonessa appare più sereno. Bisinella – la cui maggioranza è retta prevalentemente da un patto tra bersaniani e “fratisti” – è riuscito infatti a conquistare anche larghi consensi nell’asse che ha in Emilio Del Bono e Giorgio De Martin i principali riferimenti. E le tensioni appaiono sopite, anche se qualcuno (subito smentito da altri) dà per imminente un cambio di segretario organizzativo, col passaggio di testimone da Leone Orizio al giovane Michele Bondoni.

Ma il nodo delle prossime delle candidature per il Parlamento fa comunque discutere. E presto potrebbe tornare a far litigare le varie anime del partito. Oggi, infatti, il Pd bresciano viene accreditato soltanto di due posti certi in Parlamento, più un terzo in forse. Peccato che gli aspiranti siano già  tantissimi, a partire dai tre uscenti. Di questi, al momento, l’unico con buone probabilità di conferma è il senatore lettiano Guido Galperti, forte del fatto di essere al primo mandato e di godere del sostegno della mozione Letta, dove pure non mancano ambizioni personali e qualche mal di pancia. Mentre più delicate sono le posizioni di Paolo Corsini e di Pierangelo Ferrari. Il primo, infatti, rischia di scontare qualche malumore in terra bresciana, ma dalla sua giocano comunque i contatti romani e il fatto che l’ex sindaco è soltanto al primo mandato. Ferrari, invece, avrebbe già manifestato ad alcuni amici la disponibilità a non ricandidarsi, ma nelle alte sfere del Pd è certamente lui quello con gli agganci più solidi. Inoltre su Ferrari potrebbe convergere il fronte De Martin – Del Bono, che certamente rivendicherà un nome.

Oltre a Ferrari, i possibili candidati dell’asse cittadino per la Camera potrebbero gli stessi Del Bono (che però pare intenzionato a correre nuovamente per la poltrona di sindaco) e De Martin (che avrebbe già manifestato il disinteresse per cariche di rappresentanza istituzionale, preferendo quelle che riguardano la vita interna del partito). Ma tra i papabili ci sarebbe anche l’ex assessore comunale Carla Bisleri, che potrebbe godere di una forte spinta nel caso da Roma imponessero le quote rosa. L’elenco degli aspiranti parlamentari del Pd, però, è lunghissimo. E voci insistenti dicono che anche la sinistra interna rivendicherà un posto: i nomi più probabili sono quelli di Paolo Pagani e, in seconda battuta, di Claudio Bragaglio. Ma se fosse indispensabile far convergere gli sforzi – sostiene qualcuno – probabilmente l’ex correntone potrebbe scendere a patti con gli ex diessini della Bersani. Inoltre, nel novero degli aspiranti, va inserita senza dubbio anche la cosiddetta mozione Frati, che alle scorse primarie ha ottenuto una buona dote di consensi e nell’ultimo anno ha lavorato molto per rafforzare la propria presenza sul territorio. Nomi per ora non ce ne sono, ma i più credibili sono  quelli di Riccardo Frati e dell’attuale presidente di Cogeme Gianluca Delbarba.

In questo quadro, però, si inserisce un’altra variabile. Come verranno scelti i candidati? Con un patto nelle segrete stanze o attraverso le primarie? La mozione Frati – nello stringere un accordo con Bisinella (altro possibile candidato per Roma, sostiene qualcuno) – ha chiesto esplicitamente che il metodo della scelta dei candidati per tutti i livelli rappresentativi sia proprio quello delle consultazioni interne. E difficilmente accetterà deroghe. Ma contro le primarie giocano le dinamiche nazionali (i leader del Pd sembrano evidentemente non avere il controllo sulla loro base, come dimostrano i voti pugliesi e milanesi) e locali. A favore di questa ipotesi, invece, potrebbe arrivare il sostegno di De Martin (che in città detiene un bel pacchetto di voti e, sul piano del principio, si è sempre schierato per le primarie) e – se non ci fossero soddisfacenti soluzioni alternative – anche quello dei lettiani, forti di un pacchetto di voti sostanzioso tra gli ex della Margherita.

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Redazione BsNews.it

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