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La neve, l’amore e l’odio

di Renato Borsoni – La neve che arriva di notte silenziosamente com’è nelle sue abitudini è sempre una sorpresa: specialmente se le finestre della tua camera da letto danno su un grande giardino di città che cambia l’abito con  consapevole sussiego. Se poi la scena si apre durante l’attesa delle feste invernali che dovrebbero preludere a passeggere atmosfere di partecipazione, un po’ di pacata riflessione è d’obbligo. Allora ti vengono in mente per contrasto le discussioni (le ennesime, a valanga) cui hai assistito la sera prima in televisione digerendoti i consueti faccia a faccia tra opposte posizioni politiche: con un po’di pazienza, una volta identificati gli interlocutori, potresti ormai raccontare in anteprima che cosa si diranno, e il come e il quando i primi interventi pacati si trasformeranno in prese di posizione urlate e sovrapposte, con accenni ai milioni di morti prodotti da Stalin, al comportamento dei giudici sul caso Tortora, o alle trame piduiste dell’immarcescibile Gelli. (Ieri sera sono stato preso in contropiede da un breve – brevissimo – ma spiazzante scambio di opinioni sui temi di questi giorni tra il direttore di uno storico quotidiano di destra e un giornalista di diversa tendenza, che hanno usato argomenti un bel palmo più in su rispetto ai cocciuti sfoghi consueti. Arditti e Maltese, per non fare nomi. Ho capito, ma mi sembra un’ovvietà, che la chiave di tutto potrebbe essere quella di dare spazio all’intelligenza  e all’opportunità nella scelta delle partecipazioni).

Poi, verso la fine del dibattito, è arrivata, a caratteri cubitali una citazione che diceva più o meno così: “L’amore deve vincere sull’odio”. Veniva , ovviamente, dalla clinica San Raffaele. Io non ne posso più, di sentire citare in questi giorni i due vocaboli: così ogni giorno che passa perdono di senso (come altre parole, d’altronde, come libertà, popolo, democrazia). Siamo proprio sicuri che i problemi che pesano sulla nostra comunità debbano essere risolti con l’amore – che significa? che dovremmo favorire cenette intime tra Di Pietro e la Santanchè? –  invece che con atteggiamenti meno alati ma più razionali e meno impegnativi sul piano personale? E l’odio? Io credo di sapere da che parte sto, sul piano culturale: ma l’odio per  gli altri non mi è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello.

DA IL QUOTIDIANO IL BRESCIA – 18 DICEMBRE 2009

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Redazione BsNews.it

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