Il chiavistello alla curt dei Pulì
di Renato Borsoni – Questa storia de La curt dei Pulì lho raccontata sicuramente altre volte, ma in questi giorni torna a riaffacciarsi alla mia memoria dopo la rivelazione della decisione di chiuderla con un cancello come mi dicono sia successo con un altro vicolo del centro: non per salvaguardare le caratteristiche secolari del centro storico, ma per frenare il progressivo degrado del quartiere che si porta già dietro da sempre una reputazione non proprio irreprensibile. In altri tempi, e parlo degli anno 30 del secolo scorso, i metodi sarebbero stati più sbrigativi: piazza della Vittoria è il frigido e scostante risultato in fondo sempre rifiutato dai bresciani di una demolizione parziale di quartieri vitali fermata nel suo delirio romanizzante soltanto dai bombardamenti degli anni 40. Non voglio ovviamente paragonare lo strazio urbanistico alla chiusura con chiavistelli di qualche luogo della città. Mi pare comunque il segno della difficoltà di trovare soluzioni più rispettose delle radici della comunità e più consone a una inarrestabile ma meditata trasformazione del volto, e delle articolazioni, della città. Sono piccoli segni, certamente: ma oltre che segni, sembrano sintomi di progressiva resa di fronte alla complicazione che il futuro sicuramente ci riserva.
Era il febbraio del 67 quando chiesi a Renzo Bresciani di inventare per la Loggetta un testo teatrale in dialetto bresciano: la compagnia, dedita soprattutto a un lavoro sperimentale e di ricerca, aveva bisogno di una parentesi più popolare per rinforzare la sua presenza anche nellambito locale. Fu così che inventammo questo collage di testi che suscitarono lentusiasmo dei bresciani che per la prima volta su un palcoscenico ufficiale ascoltavano suoni e sensi della loro parlata quotidiana: e lo chiamammo Curt dei pulì, dopo una passeggiata con Renzo in quel modesto e vissutissimo affacciarsi di finestre sul piccolo cortile del centro storico.
Molta acqua è passata sotto i ponti, e la società ha perso per strada tanti pezzi di residui ottocenteschi senza riuscire a reinventarsi, sotto la pressione della storia che cambia, nuovi rapporti, nuovi confronti, positive soluzioni. Speriamo che nessun cancello chiuda allo sguardo del cittadino che passa la vecchia Curt dei pulì.
Mentre si discute su come regolare i flussi dei cittadini del mondo, sarebbe almeno curioso non riuscire a risolvere in un altro modo un problema come questo.
DA IL QUOTIDIANO IL BRESCIA – 23 OTTOBRE 2009
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