L’arroganza della politica

Non s’era mai visto che si tentasse di sfiduciare un organismo "di controllo", come il consiglio di sorveglianza di A2A: si tratta d’un atto d’arroganza parapolitica, probabilmente senza fondamento giuridico ma che ben rappresenta la deriva di senso civile della destra oggi al governo.
Hanno vinto un (o più, poco importa) turno elettorale e quindi… “fanno quello che vogliono”: pensate solo al capogruppo della Lega in consiglio comunale che, costretta la giunta a rimangiarsi il carattere discriminatorio d’un “bonus-bebè” solo per italianissimi, ringhia che i parlamentari della destra stanno cercando di modificare in parlamento le leggi perché loro (i razzisti) abbiano ragione!
Sfascio sociale e sfascio della città: prima Ztl e Lam, poi la speculazione nel Parco delle cave, oggi il ridimensionamento (!) del Parco delle colline… E in cima a tutto il clou del "licenziamento”" della dirigenza bresciana (ingegner Capra in testa) del consiglio di sorveglianza di A2A!
Non si sente discutere di piani industriali e/o energetici (men che meno riguardanti Brescia, cenerentola delle destre meneghina e nostrana), nessun cenno si fa al miglioramento dei servizi o della raccolta differenziata dei rifiuti (o alla tanto conclamata riduzione delle tariffe!): tutti vedono bene però l’operazione di potere sfacciata.
Perché quest’ennesima offesa alla città?
Da una parte, si tratta di “spartizione del potere” con un gioco delle parti ben individuabile: le derive autoritarie come i brindisi sui campi nomadi sgombrati, certi passaggi stupidamente illiberali del nuovo regolamento di polizia urbana o il bonus bebè razzista vorrebbero rappresentare la "cultura" leghista e sono mediaticamente gestite da questa componente
L’occupazione dei posti di potere vero e proprio avviene invece da parte di uomini dell’entourage “Compagnia delle Opere – Comunione e liberazione". Il dirigente principale del comune dal giorno dopo le elezioni e, da fine maggio, forse, l’ex presidente di Cdo al posto dell’ingegner Capra, sarebbero lo "scambio" per l’appoggio determinante che tali associazioni hanno dato all’elezione del sindaco (secondo le loro stesse affermazioni alla stampa).
Dall’altra parte, (ma un po’ deriva dalla prima) c’è la fretta/esigenza di "chiudere" un affare che rischia di farsi sempre meno agibile per i manager e i gestori politici della parte milanese (da sempre controllata dalla destra) della governance di A2A: bisogna mettere sotto il controllo milanese A2A (in realtà un controllo politico più forte perché legato strettamente ai poteri economici forti) prima che Brescia abbia la maggioranza relativa, quando Milano non sarà in grado (a breve) di onorare le obbligazioni 2004-2009!
Milano ha le casse vuote ed è inoltre sotto inchiesta per una brutta storia di "derivati" per cui sarebbe (lettera ai giornali dei giorni scorsi) indagato in prima persona proprio un illustre rappresentante della stessa amministrazione meneghina in A2A: la destra milanese è alla frutta e i suoi alleati politici bresciani s’affrettano a rendere disponibile la "risorsa a2a" distruggendone (dopo averla boicottata con la scusa che derivava da incarichi affidati dal centrosinistra) qualsiasi vera capacità manageriale autonoma e prestigiosa.
In queste condizioni sarà facile portare A2A alla fusione con Edison, di fatto privatizzandola (e quindi togliendo di mezzo le residue illusioni di società "di servizio ai cittadini"): altro che la costruzione della supermunicipalizzata del Nord con Iride (Torino e Genova) Hera (Bologna, Modena, Rimini…) eccetera.
La giunta bresciana attuale non pensa ai cittadini ma:
– distrugge, con la capacità manageriale bresciana, il tramite principale che potrebbe tenere legata alla città una società sempre più proiettata verso l’esterno;
– abbandona tutte le indicazioni con cui il consiglio comunale ha accompagnato la fusione, prima fra tutte quella di un’azienda con la "mission" di promuovere ed agire verso la sostenibilità ambientale, ormai all’ordine del giorno in tutto il mondo (con il presidente Obama in primis) industrializzato tranne che nell’Italia berlusconiana;
– non dà alcuna indicazione sul rafforzamento delle linee produttive e di distribuzione cittadine – in una città strettamente dipendente in termini energetici e di servizi da questa azienda – con quale impatto ambientale, con quale quantità e qualità dei posti di lavoro, con quali riflessi sui bilanci dell’azienda e degli utenti: anzi, non si toccano le tariffe e si bruciano rifiuti anche nella terza linea;
– non dà garanzie, lavorando solo per "compensare" errori strategici compiuti in altri campi dagli altri soci, nemmeno sul mantenimento della maggioranza in capo a soggetti pubblici, quando sappiamo che soltanto questi sono obbligati, e non sempre ed in tutto riescono (se non sono ben indirizzati e controllati dalla collettività), ad operare per l’interesse generale ed il bene comune.

Paolo Mori, per i Verdi di Brescia e provincia

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Redazione BsNews.it

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