Probabilmente si parlerà a lungo del 25 aprile appena vissuto. E non per la sterile polemica sui negozi aperti in un giorno tradizionalmente dedicato al ricordo, alla memoria delle vite perse per l’edificazione di uno stato democratico. Se ne parlerà a lungo per i fischi e le invettive giunti dalla folla mentre il sindaco di Brescia pronunciava il suo discorso.
Fino a quel momento il pubblico aveva ascoltato in silenzio le parole di Lino Pedroni, presidente dell’Anpi, e di Agape Nulli Quilleri, presidente delle Fiamme Verdi. Quando Paroli ha attaccato il discorso sono saliti alla ribalta i contestatori della sinistra antagonista. Con i fischi e le urla prima («Vai via, torna a Roma», «fascista» e ancora «buffone») e le canzoni intonate poi («Fischia il vento, infuria la bufera» e «Bella ciao») i manifestanti hanno di fatto impedito a Paroli di proseguire con il discorso preparato. Lo stesso sindaco, più volte, e in seguito Lino Pedroni hanno tentato con veemenza a interrompere la protesta, senza alcun esito. Solo quando Martinazzoli ha preso il microfono la folla, la parte di folla che ha interrotto, è tornata silenziosa.
a.c.
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