Il primario Gandolfini ancora sui gay: sono malati, non scientifico dire il contrario
"Essere gay è una malattia dalla quale si può guarire": aveva scatenato non poche polemiche la dichiarazione del primario di neurochirurgia della Poliambulanza di Brescia Massimo Gandolfini che qualche settimana fa era intervenuto in un convegno organizzato a Roma dal Comitato Articolo 26, dal titolo "Sapere per educare" dove aveva anche sottolineato che, a suo parere, il tasso di suicidi era maggiore tra i gay per un "disagio identitario".
Ancora una volta Gandolfini torna a ribadire le sue posizioni e lo fa sul quotidiano La Croce con un articolo chiamato «Così spariscono le malattie», dove ripercorre nella storia il binomio omosessualità e patologia, per arrivare alla conclusione che non ci sia alcuna prova scientifica che l’essere gay non sia una malattia. "Nel 1952 – scrive Gandolfini – l’omosessualità era classificata nella categoria “disturbi sociopatici di personalità”, quindi una vera e propria psicosi. Nel 1968 (DSM II) si compie una prima modifica, restringendo il campo alla sola condotta sessuale, definendola come “deviazione” rispetto alla normale condotta".
Poi, nel 1973, "sotto forte pressione del movimento gay, – scrive – viene indetto un referendum (per via postale) fra gli psichiatri americani iscritto all’APA, chiedendo che si esprimessero sull’affermazione che l’omosessualità fosse “a normal, a natural and healthy variant of human sexual expression, a maggioranza semplice è così passata l’opzione di derubricare l’omosessualità dal novero della malattie". Questo, secondo il medico, implica una scelta arbitraria della società e non una prova scientifica:"Nel 1972 quale rivoluzionaria scoperta ha obbligato a ravvedere le originarie posizioni (disturbo sociopatico di personalità), consentendo di classificare l’omosessualità come una naturale variante dell’umana espressione sessuale? La risposta è di una semplicità lapidaria: nessuna evidenza scientifica. Nessuna scoperta biologica, Nessuna acquisizione genetica. Solo una scelta arbitraria, ideologica, assiomatica, sull’onda del “Politicamente corretto”, priva di qualsiasi supporto che abbia i requisiti minimi di scientificità".