
Il pirlo è l’aperitivo tipico di Brescia e Provincia. Si tratta di un cocktail a media gradazione alcolica, che mescola diversi ingredienti tra cui non possono mai mancare vino bianco e Campari (o Aperol).
Secondo alcuni il pirlo sarebbe il padre dello spritz veneto (che dal 2011 fa parte dei cocktail internazionali Iba con il nome di Venetian spritz) da cui lo distingue soltanto che nella versione bresciana viene usato vino fermo, mentre in quella veneta il prosecco.

IL NOME PIRLO
Il nome pirlo deriva dal verbo pirlare, che a differenza di altri dialetti lombardi in Bresciano non significa girare a vuoto ma cadere (una caduta non grave, perché quella viene descritta con altre espressioni, come ciombare). Descrive dunque la caduta del vino bianco sulla base di Campari (o di Aperol), che poi si rialza e torna verso l’alto.

LA STORIA
Il pirlo affonda le radici nella tradizione bresciana, ben prima della nascita del Campari, con l’abitudine dei clienti delle trattorie di ordinare il cosiddetto bianco sporco: un calice di vino rafforzato da un superalcolico come il vermouth (non a caso in Veneto esistono varianti che a quest’ultimo sostiuiscono il Gin, l’amaro o il Marsala).
Nella tradizione il pirlo veniva servito in bicchieri a calice sottile o nel tradizionale tumbler da bar, senza ghiaccio e accompagnato da una scorzetta di limone.
IL PIRLO OGGI
Nel tempo il pirlo si è arricchito di altre varianti. Il bicchiere classico è diventato il baloon. Mentre la scorzetta di limone è stata sostituita dall’arancia. Abbondante il ghiaccio. L’acqua gassata viene spresso spruzzata bucando il tappo delle bottiglie di plastica e aumentandone la pressione, ma altri utilizzano direttamente il seltz. Il vino rimane fermo (nella tradizione bresciana si produceva in diverse zone tra Garda, Capriano e città, mentre il mosso non esisteva), ma alcuni hanno deciso di adottare una variazione a metà fra lo spritz e il pirlo utilizzando lo spumante Franciacorta.

LE VARIANTI
Le varianti in cui viene preparato il pirlo sono numerose. La più nota è il cosiddetto pirlone, in cui però l’unico cambiamento riguarda la quantità.
Tra le versioni più curiose è da segnalare il pirlo molecolare (portato a Brescia per la prima volta dal giovane barman Luca Pochetti) in cui l’Aperol viene sferificato con l’Arginato di Sodio (E401) e il Cloruro bi-idrato di Calcio (E509) dando vita a un particolare effetto visivo e gustativo.
GLI ABBINAMENTI
Il pirlo va abbinato a cibi salati. Gli abbinamenti più tradizionali sono patatine e noccioline. Ma molti lo abbinanano a olive in salamoia (e in alcuni casi anche cucunci). Tra i piatti cucinati non mancano pizze, sfoglie e altro. Mentre tra i salumi la gamma è particolarmente ampia. In alcuni posti il pirlo viene servito anche con il pinzimonio di verdure (carote e sedano).
