Scusa pom spàrtit
Scusa a un pom spàrtìt
E se per incanto le parole potessero parlarci, ci offrissero la loro opinione? Quanti rimproveri, quanti
insulti ci investirebbero d’imperio. Ce lo meriteremmo proprio, noi che le leggiamo frettolosamente,
noi che le affastelliamo nel disordine, noi che con ipocrisia riconduciamo a loro ogni nostra
più segreta colpa.
Potrei volerti bene caro direttore di BsNews perché hai pronunciato una parola rara, uno di quei
vocaboli che usati a vanvera diventano irreversibili.
Chi ha la forza di scrivere «scusa», chi offre a molti la possibilità di leggere e rileggere queste due
sillabe color oro, dona tutta se stessa in una nudità che nulla ha di pornografico. Provo incanto per
voi donne esperte nell’arte di aggiustare, voi femmine capaci di conciliazione. Il nostro idioma non
a caso si chiama madrelingua, primo mite suono imparato dalla sola voce della madre.
Per quella tenera vita volata oltre il bastione è bene che le parole, quelle pure, restino all’interno
dei nostri silenzi migliori. È volato in cielo un pezzo di un “pom spàrtìt”, l’altra metà è
rimasta qui in attesa di una guarigione incerta, tormentata, avvolta da una assenza di rumore che ci
parlerà per molto tempo.
Gianluigi Fondra