Mohamed Jarmoune, il terrorista islamico bresciano condannato a 5 anni 4 mesi
Cinque anni e quattro mesi. Questa la condanna che dovrà scontare Mohamed Jarmoune, il ventiduenne terrorista islamico residente a Niardo (Brescia) che progettava un attentato dinamitardo alla sinagoga e alla scuola ebraica di Milano. Una pena decisamente superiore a quanto aveva chiesto il pm Antonio Chiappani, che si era fermato a 4 anni. Ad incastrarlo, a dispetto del suo aspetto all’occidentale, è stata la rete. Un anno e quattro mesi fa, infatti, gli uomini della Digos di Brescia avevano scoperto che Jarmoune aveva scaricato diversi filmati inneggianti alla jihah per poi diffonderli su un forum creato da lui stesso e seguito da oltre 300 persone, le uniche che potevano avere accesso al sito tramite una password e dopo aver promesso di rispettare il patto di segretezza. Ma non è tutto. Jarmoune, originario del Marocco aveva anche scaricato migliaia di files con le istruzioni per fabbricare esplosivi a basso costo e fotografie della sinagoga di via Guastalla a Milano. Nel corso delle indagini, inoltre, gli inquirenti hanno scoperto che Jarmoune era in contatto con una giovane estremista araba residente in Olanda, inizialmente fermata per lomicidio del regista Theo Van Gogh e che il giovane bresciano si collegava spesso allo stesso forum dellestremista autore dellattentato alla sinagoga di Tolosa. Tante e impressionanti le somiglianze tra quellatto terroristico e quello che era in fase di gestazione a Milano. Poco prima che venisse pronunciata la sentenza a cinque anni e quattro mesi però Jarmoune ha chiesto la parola per dire: Il mio era solo un gioco, non volevo compiere alcun attentato. Mi sento italiano e spero di poter rimanere in Italia. In Marocco non ci torno da cinque anni, laggiù non conosco più nessuno. La sua speranza di restare in Italia però non è del tutto scontata e dipenderà ancora dalla decisione di un giudice: come pena accessoria infatti il giudice ha deciso lespulsione di Jarmoune dal suolo italiano e il rientro in Marocco, dove però per i reati di terrorismo è prevista la pena di morte, mentre l’Italia in genere non espelle condannati verso paesi che applicano ancora la pena di morte.