Opera del mese: a gennaio riflettori puntati su una testa di divinità femminile
Il prossimo appuntamento con “L’opera del mese”, introdotta da Rosanina Invernizzi, archeologa della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Lombardia, è dedicato alla “Testa di divinità femminile”, risalente al I secolo a.C. e proveniente dall’area del santuario repubblicano, ora ospitato nella sezione “L’età romana. La città” del Museo di Santa Giulia. L’incontro si svolgerà domenica 11 gennaio alle 15.30 nella White Room del Museo.
La testa, rinvenuta nel 1956 negli scavi del teatro romano, è un pezzo di notevole qualità e di grande importanza, benché la superficie del viso scolpito nel marmo sia rovinata. Si tratta della parte superiore di una statua di divinità femminile di dimensioni colossali. Si ipotizza che la scultura avesse un’altezza di circa 4,50 metri se in piedi o di circa 3,50 metri se seduta. L’opera è stata realizzata secondo la tecnica degli acròliti o delle sculture formate da un assemblaggio di pezzi. Tale modalità di scolpire la pietra, il marmo e altri materiali era molto diffusa nel mondo greco-romano per la creazione di statue di culto di dimensioni colossali: solo le parti nude della figura erano realizzate con il marmo mentre il corpo era costituito da una sorta di impalcatura lignea ricoperta dalle vesti, spesso realizzate con stucco dipinto o con lamine metalliche.
Nel caso dell’opera che sarà illustrata nel Museo di Santa Giulia, la divinità rappresentata non è identificabile: si può dire tuttavia che la statua portava un diadema di metallo sul capo, collocato in un solco ancora visibile, e che è stata scolpita per essere guardata da destra e dal basso, perché si notano nel viso alcune lievi asimmetrie in funzione di correzioni ottiche.
L’immagine riprende modelli scultorei greci del periodo classico ed ellenistico: la buona qualità della realizzazione e la tecnica impiegata fanno pensare a un artista greco che operava in Italia nella prima metà del I secolo a.C.
Tale datazione porta a ritenere che la statua originaria fosse un simulacro di culto posto nel santuario di età repubblicana, forse all’interno della cosiddetta “aula dei pilastrini”, che doveva essere un annesso del tempio. Si tratta quindi di un elemento assai importante per la ricostruzione della storia di uno dei principali monumenti della città di Brescia.
“L’opera del mese: 12 capolavori per 12 mesi” è un progetto finalizzato alla valorizzazione del patrimonio museale bresciano, ideato dall’assessorato alla Cultura, ai Musei e al Turismo del Comune di Brescia, svolto in collaborazione con la Fondazione Brescia Musei e l’Accademia di Belle Arti di Brescia Santa Giulia.
Oltre alla conferenza di presentazione, tenuta da Rosanina Invernizzi, saranno dedicati all’opera del mese alcuni approfondimenti sui canali web e sui social network del Comune e di Fondazione Brescia Musei, e un filmato su Youtube. “L’opera del mese” sarà inoltre identificata nel percorso museale attraverso un totem, fornito di una scheda cartacea di approfondimento e di un apposito codice di riferimento QRcode, leggibile con il proprio smartphone.
Al termine della presentazione sarà possibile entrare gratuitamente nel museo per ammirare l’opera e cogliere tutti i dettagli messi in evidenza dalla relatrice. Alla fine saranno consegnate le nuove tessere fedeltà ai presenti. Al raggiungimento di almeno otto presenze si avrà diritto ad un omaggio. Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Il prossimo appuntamento con “L’opera del mese”, in programma domenica 8 febbraio, riguarderà il “Cristo Redentore” di Raffaello Sanzio.