Bonus bebè anche agli immigrati
Il Bonus Bebè, oggi, ridefinisce i confini ideali della “linea Maginot” per una cultura sociale e politica dove l’uguaglianza rimane il perno attorno al quale la comunità sottoscrive il proprio contratto sociale. .Da una parte la sfida culturale del Nuovo Millenio, dall’altra parte l’ incapacità di collocare nelle coordinate della Costituzione un fenomeno,. quello migratorio, destinato a proseguire anche nel futuro.
La questione di un contributo anche ai figli dei “nuovi cittadini” rinnova proprio la dimensione indagata da Rousseau, prima che ancora del principio di solidarietà. Non a caso la Costituzione italiana incarna un patto, alto e nobile, scaturito dopo un conflitto mondiale e una guerra civile che non ha risparmiato sangue e dolore da entrambi i fronti delle barricate. L’uguaglianza sancita dall’articolo tre diventa, quindi, uno dei pilastri di una comunità desiderosa di pace sociale e sviluppo. Riconoscere e promuovere di fatto, ossia con provvedimenti concreti, tale uguaglianza dovrebbe essere l’imperativo categorico di classi dirigenti che non cedono ai mal di pancia, seppur comprensibili, degli elettori. Guidare una comunità verso tale orizzonte, spesso, non è esente da impopolarità, ma diventa il dovere etico di chi ha l’onere e l’onore del comando.
La lodevole proposta delle realtà bresciane che hanno lanciato l’idea di un “donum bebè”, iniziativa che sarebbe auspicabile venisse appoggiata anche da singoli amministratori, enti o Istituzioni con la destinazione al fondo di un contributo del proprio bilancio o di un gettone presenza da parte di consiglieri o assessori che non si arrendono di fronte all’ingiustizia del provvedimento deliberato dalla Giunta, non basta. La carità non può sostituire un diritto, può solo riscattare la debolezza della politica.
Nei giorni scorsi il Partito Democratico bresciano ha manifestato il proprio dissenso con un grande albero umano realizzato in Largo Formentone. Poco più di cento persone, confuse tra un corteo organizzato nella stessa piazza e alla stessa ora contro l’attacco degli israeliani nella striscia di Gaza.
A parte la situazione abbastanza grottesca che potrebbe suggerire anche letture un po’ maliziose, una comunicazione più diligente tra Questura e chi ha fornito l’autorizzazione per l’utilizzo della piazza non avrebbe guastato. Ma la lotta contro il bonus bebè non può essere ridotta ad una battaglia di partito. Del tutto assenti i sindacati, le organizzazioni cattoliche che hanno lanciato il donum bebè e, soprattutto, gli immigrati. Sorge spontanea la domanda: sono stati coinvolti? Nessun volantino per spiegare ai cittadini una battaglia, appunto non di partito, bensì culturale.
Una sfida che riguarda tutti e non solo i figli degli immigrati o le loro famiglie, perchè il nuovo patto sociale in grado di garantire pace e sviluppo conduce al tavolo della firma proprio chi oggi viene privato di un diritto. Davvero ingiusto, oltre che poco rassicurante.
Federica Papetti