“2012. L’anno dei maia”. A Brescia arriveranno 250 reperti “di altissimo livello”
I prossimi mesi non vedranno solo l’avvicinarsi della profezia sulla fine del mondo – prevista dai sacerdoti maya per il 21 dicembre – ma anche un eccezionale appuntamento d’arte. Da ottobre 2012 ad aprile 2013, infatti, il Museo di Santa Giulia di Brescia ospiterà MAYA. I SIGNORI DEL TEMPO, una straordinaria rassegna, promossa dal Comune di Brescia e organizzata da Fondazione Brescia Musei e Artematica, con capolavori unici al mondo e sezioni tematiche che consentiranno al visitatore di esplorare, dall’interno, tutti gli aspetti di una delle civiltà più affascinanti dell’America precolombiana.
L’esposizione presenterà oltre 250 reperti di altissimo livello che illustreranno in modo esaustivo tutti gli aspetti della cultura maya e che sono il risultato di una selezione condotta non solo nei più importanti musei del Guatemala (Museo Popol Vuh, Museo Nacional de Arqueología y Etnología de Guatemala, la Ruta Maya – tutti di Città del Guatemala – Museo de Sitio di Tikal), dell’Honduras (Museo Arqueológico di Copán), ma anche dell’Europa, come il Musée du Quai Branly di Parigi, il Museo de América di Madrid, il Museum Volkenkunde di Leida (Olanda).
Tra gli elementi di maggior rilevanza vanno segnalati: le stele litiche con iscrizioni, le sculture, le ceramiche policrome, i manufatti di giada, ossidiana, quarzo, oltre alle riproduzioni di codici e affreschi.
La mostra, curata da Antonio Aimi e Giuseppe Orefici, con il coordinamento artistico di Maurizio Bernardelli Curuz, si pone ambiziosi obiettivi che, non solo non sono stati affrontati nelle ultime mostre sui Maya, ma che non sono neanche mai stati presi in esame in passato, nemmeno ne “I Maya” (Palazzo Grassi, Venezia, 1998), “Courtly Art of the Ancient Maya” (Washington, 2004) e “Lords of Creation” (Los Angeles e New York, 2005-2006).
In particolare, l’evento bresciano proporrà diversi aspetti che lo renderanno unico ed esclusivo. Per la prima volta, infatti, la cultura maya verrà analizzata attraverso le parole e i testi degli stessi Maya, utilizzando come mai in passato la più grande rivoluzione antropologica dell’ultimo secolo, ovvero la decifrazione della loro scrittura, come la chiave di volta per offrire una visione inedita del loro mondo. E lo farà non solo traducendo tutti i testi epigrafici dei reperti dell’esposizione, ma anche organizzando intere sezioni a partire dalla concezione dell’universo dei Maya (il cosmo, l’Inframondo, ecc.).
Inoltre, offrirà il quadro più aggiornato delle più recenti ricerche archeologiche sui Maya coinvolgendo importanti archeologi ed epigrafisti del mondo.
Prendendo spunto dalla scadenza del 2012, l’iniziativa bresciana affronterà il tema delle cosiddette profezie maya con reperti ad hoc e apparati multimediali di grande effetto che consentiranno ad ogni visitatore, ad esempio, di vedere la propria data di nascita scritta in numeri e glifi maya. In questo ambito si presenteranno le conoscenze astronomiche dei Maya e il “gioiello della corona”: un sistema di misurazione del tempo fatto di molti calendari tra cui spicca il Conto Lungo.
Il percorso espositivo, che si snoderà secondo una scansione temporale, si aprirà con la collocazione della cultura maya nel contesto della Mesoamerica, seguendone gli sviluppi lungo un percorso storico di oltre duemila anni.
Il Preclassico (1200 a.C. – 300 d.C.): è l’alba della civiltà maya. In vaste città con piramidi immense (le più grandi del mondo come volume) si gettano le basi della cultura destinata a durare oltre duemila anni, fondendo e rielaborando creativamente stimoli provenienti dalla cultura olmeca e di Izapa.
Il Classico (300 – 900 d.C.): è il momento dell’apogeo. Si sviluppa una rete di città-Stato e si raggiungono avanzate conoscenze in campo astronomico e matematico, si perfeziona un sistema di scrittura logo-sillabica unica in Mesoamerica, si costruiscono grandi città nelle quali una sapiente progettazione architettonica riesce mirabilmente e armoniosamente a integrare alte piramidi, campi per il gioco della palla, stele calendariali, labirintici palazzi e splendide sculture.
Il collasso del Classico: verso il 900 d.C., per ragioni ancora non chiare, tutte le città dei bassipiani sono abbandonate e la foresta pluviale torna a coprire un’area in cui vivevano milioni di persone.
Il Postclassico (900 – 1546 d.C.): nascono nuovi sistemi politici, si sviluppano nuove città e nuove interpretazioni dei principali aspetti della cultura maya.
Dalla Conquista ad oggi: l’arrivo degli Spagnoli rappresenta un taglio orizzontale che cancella la cultura maya. Tuttavia a partire dal XVIII secolo comincia l’appassionante fase della riscoperta, dalle prime spedizioni a Palenque, a cui partecipa anche l’architetto lombardo Antonio Bernasconi, alle spedizioni in cui Stephens e Catherwood svelano al mondo il fascino delle città perdute nella giungla, alla straordinaria avventura della decifrazione della scrittura glifica, ai Maya dei nostri tempi celebrati dalle opere del premio Nobel Miguel Angel Asturias.