Brescia: partiti divisi
Arriva anche a Brescia il dibattito innescato nei giorni scorsi da Walter Veltroni, che ha chiamato in causa direttamente Gianfranco Fini ricordandogli di non lasciare cadere nel vuoto la proposta del voto amministrativo agli immigrati. A Brescia la questione non è di poco conto visto che gli stranieri in possesso della carta di soggiorno (cioè che sono in Italia continuativamente da cinque anni) sono ben 44 mila. Le forze politiche bresciane si dividono tra possibilisti e contrari rispecchiando fedelmente la linea politica nazionale dei propri partiti, al momento però se pare difficile che si arrivi ad una decisione prima del voto amministrativo della prossima primavera. Assolutamente contrario alla proposta di legge il vicesindaco leghista Fabio Rolfi al quale non bastano le condizioni di garanzia avanzate da Fini come l’avere un lavoro stabile, un domicilio certo, rispettare le leggi e, ovviamente, pagare le tasse. Secondo Rolfi il voto amministrativo agli immigrati non rappresenta uno strumento per favorire l’integrazione ma il passo finale della stessa, una sorta di suggello finale che deve essere raggiunto assieme alla cittadinanza che si dovrebbe concedere dopo un’attenta verifica dell’apprendimento della nostra lingua e della nostra storia. Mario Labolani, assessore del Pdl già membro di Alleanza Nazionale, segue invece la linea di condotta del suo referente politico nazionale e si dice quantomeno possibilista anche se forse è un discorso prematuro: prima vanno risolti i problemi legati alla sicurezza e alla diffusa clandestinità. La sinistra per una volta si schiera compatta con Veltroni, Donatella Albini di Sinistra Arcobaleno ritiene la proposta del voto agli immigrati sensata, restano da definire le condizioni per poter esercitare il diritto; stesso parere per il segretario provinciale del Pd Franco Tolotti secondo il quale la decisione sarebbe logica visto che il fenomeno non è più congiunturale ma strutturale, e i numeri gli danno ragione.