Zanola, chiesto il rinvio a giudizio. Il Pm: Voleva distruggere economicamente Gedit
Violenza privata e abuso d’ufficio. Sono questi i due capi d’imputazione per cui il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex sindaco di Montichiari Elena Zanola – oggi insegnante alle elementari di Lonato – nell’ambito del caso Gedit. L’udienza preliminare è stata fissata per il 30 gennaio 2015.
Secondo il pm Michele Stagno, l’ex primo cittadino leghista avrebbe compiuto atti diretti “in modo non equivoco” a sottoscrivere una convenzione onerosa con il Comune (con un esborso “sproporzionato” rispetto ai contributi richiesti alle altre discariche presenti in zona), ma anche a “distruggere economicamente la Gedit costringendola alla chiusura o alla vendita a soggetti graditi al Comune”.
In particolare la Zanola avrebbe fatto un’attività di “condizionamento” della popolazione sulla questione dei presunti odori provenienti dalla discarica anche attraverso l’invio di “moduli prestampati e precompilati che addebitavano alla Gedit odori nauseabondi ed effetti sulla salute non sussistenti inducendo in molti casi la popolazione a sottoscriverli”. Di più avrebbe condizionato l’attività della Polizia locale “istigando gli agenti a redigere annotazioni false quanto all’intensità degli odori percepiti ed alla loro provenienza”. Infine, sempre in qualità di sindaco, la Zanola avrebbe emesso “atti palesemente illegittimi” come quello con cui aveva ordinato a Gedit la sospensione delle attività a Vighizzolo fino al 17 gennaio 2012: “ordinanza immediatamente sospesa dal Tar che aveva l’unico scopo di danneggiare l’immagine e l’attività della Gedit”.
Con Elena Zanola il Pm ha chiesto il rinvio a giudizio anche per un agente della polizia locale di Montichiari (con le accuse di falsità ideologica e calunnia) e per un dipendente del Comune (con le accuse di tentata estorsione e minaccia).
Lo scorso giugno Bsnews.it aveva pubblicato alcuni stralci delle intercettazioni, utili a comprendere perché la magistratura abbia deciso di attivarsi sulla questione. Nell’occasione la Zanola – in una lettera al sito – aveva tenuto a precisare, tra l’altro, di non essere “più indagata né per tentata concussione nè per tentata estorsione, né per peculato”.