Bagarre in Broletto sui cori contro la moglie di Corsini
Da il Brescia, 24 aprile 2007 (silvia ghilardi)
Un inizio infuocato quello del Consiglio Provinciale di ieri in Broletto. A tenere banco ancora la questione degli slogan cantati da alcuni militanti del Movimento giovani Padani durante la manifestazione di sabato per la sicurezza, che hanno offeso la dignità della moglie del primo cittadino. A far scattare la scintilla è l’intervento del capogruppo di Rifondazione Comunista Giannarosa Baresi che, presa la parola, ha chiesto che tutti i consiglieri esprimessero la loro solidarietà nei confronti della moglie del sindaco. Immediate le reazioni di Vigilio Bettinsoli, capogruppo di Forza Italia che, noncurante dei ripetuti richiami all’ordine da parte del presidente Paola Vilardi, ha bollato come false e menzoniere le frasi riportate il giorno seguente la manifestazione da il Brescia, adducendo come prova il fatto che non erano stati individuati i responsabili del fatto, che nessuno dei politici partecipanti aveva sentito tali slogan e che quello non era il luogo adatto per discutere della questione. Probabilmente Bettinsoli non era al corrente della lettera di scuse che in mattinata il Movimento dei giovani leghisti ha fatto recapitare al sindaco rassicurandolo che i colpevoli, facinorosi e probabili infiltrati tra le fila dei militanti padani, saranno adeguatamente puniti. Fatto sta che in un batter d’occhio la sala consigliare si è trasformata in un delirante ring dove tutti gridavano contro tutti costringendo così la presidente a sospendere la seduta. Dopo una pausa di mezz’ora la seduta è ripresa con l’intervento della stessa Vilardi che, per placare qualsiasi animosità del consiglio, ha espresso, a nome del consiglio, una ferma condanna del fatto e piena solidarietà verso la signora Corsini. La vicenda si è conclusa con un clamoroso voltafaccia della Cdl che, in un comunicato consegnato da Margherita Peroni alla stampa al termine del consiglio, ha definito come inqualificabili e volgari gli slogan «qualora venissero confermate le affermazioni riportate da un quotidiano bresciano» affermazioni che «i partecipanti alla manifestazione non hanno potuto sentire dato l’estendersi del corteo». «In nessun modo si intende sottovalutare o ignorare – continua il comunicato – ciò che è presumibilmente avvenuto perchè quanto riferito dal giornale offende la dignità delle persone colpite, ma offende anche chi alla fiaccolata ha partecipato». E più tardi il sindaco di Brescia ha dato notizia di aver ricevuto una lettera di scuse dai Giovani padani in cui «riconoscendo che a intonare i cori c’erano anche iscritti al movimento si spiega che i colpevoli sono già stati individuati e verranno presto presi provvedimenti». Una replica che però non è bastata a convincere Corsini. «Anche perché», ha spiegato, «mi pare che quanto accaduto nella fiaccolata documenti il brodo della cultura in cui si è alimentata la leggenda metropolitana secondo cui mia moglie sarebbe una rom».