La seconda volta di Van Gogh
Dopo tre anni torna a Brescia il genio di Van Gogh: da sabato aprirà al pubblico la mostra allestita da Godin in Santa Giulia. Oggi l’anteprima riservata alla stampa, venerdì la cerimonia di apertura presso il Teatro Grande e poi l’inaugurazione ufficiale con ingresso solo su invito e sabato la vera partenza con l’ingresso alla mostra delle prime persone. Mezzo milioni i visitatori della grandiosa rassegna Gauguin / Van Gogh del 2005-2006, quando furono addirittura 150 le opere dei due maestri arrivate a Santa Giulia. Ora si punta a fare il bis: le prenotazioni sono numerose (non quanto in passato) ma c’è da scommettere che una volta iniziata la mostra col suo battage pubblicitario riprenderanno quota e si vedranno di nuovo le lunghe file di visitatori in via Musei in attesa di entrare a Santa Giulia.
L’esposizione: sono 85 i disegni giunti in città dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, nei Paesi Bassi, il secondo museo per importanza dedicato al maestro del post-impressionismo, genio tormentato anticipatore di molte delle ricerche pittoriche del primo Novecento, pittore amatissimo dal grande pubblico. Questa volta il cuore della mostra sarà costituito dalle opere su carta, alle quali si aggiungono venti quadri e una sezione dedicata ad altri dipinti della raccolta di Otterlo. Il museo, nato come collezione privata di Helene Kröller-Müller, dal ’35 donato allo stato olandese, possiede il più alto numero di opere di Van Gogh dopo la collezione di famiglia dell’artista. La mostra allestita copre le diverse fasi della vita artistica di Van Gogh: dagli studi a Borinage, Bruxelles, Etten, alla sua attività all’Aja negli anni dal 1881-83, per proseguire poi con Drenthe e Nuenen, la regione che fa conoscere all’artista il mondo dei tessitori e dei contadini. Una sezione è dedicata al periodo francese e agli ultimi anni della vita del pittore (suicida nel 1890) trascorsi ad Arles, Saint-Remy, Auvers-sur-Oise.
Tra i dipinti, Santa Giulia propone “Uliveto”, del 1899, “Il giardino dell’ospedale a Saint Remy”. Esposte anche le tele “Vecchio che soffre”, del 1890, “Donne che raccolgono patate”, dell’85. In alcuni casi viene esposto il disegno accanto al dipinto, come per “Testa di donna” e “Cipressi con due figure”.
Dunque tutto è pronto: che sia l’arte a parlare in questi mesi, e non le polemiche dei giorni scorsi (Sgarbi). Buon lavoro Goldin, con la speranza che non sia l’ultimo a Brescia.
A.C.