Ndrangheta, coinvolti anche imprenditori bresciani
Per disperazione o per collusione: questi i motivi che hanno spinto diversi imprenditori bresciani a rivolgersi al boss Giuseppe Pensabene che in corso Isonzo a Seveso, aveva creato, riferiscono gli inquirenti milanesi, una sorta di banca, dove con tassi usurai prestava soldi ma anche allestiva operazioni di riciclaggio. Infatti se G.P. imprenditore valgobbino si rivolse alla banca della ’ndrangheta per disperazione, altri, riporta il Corriere della Sera, lo fecero per chiedere i suoi servizi. Collusi e complici sarebbero stati F. D. titolare di un’azienda di carpenteria finito ai domiciliari per riciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa, e V. B. titolare di un’azienda di metalli, per ora ancora libero, consapevole, secondo gli inquirenti, di avere a che fare con una organizzazione criminale di stampo mafioso.