Maroni, Paroli e “il modello-Brescia”
Brescia modello da esportare. Sono queste le parole del ministro dell’Interno Roberto Maroni in calce alla firma del patto per sicurezza, avvenuta in un salone Vanvitelliano gremito di autorità. Brescia prima città in Italia a firmare il patto, oggi toccherà alla capitale, e i cittadini bresciani che hanno "accolto" il ministro l’hanno fatto in maniera molto calorosa, con l’orgoglio di essere stati i primi ad approvare il patto. La nostra città è stata scelta come capofila del progetto perchè di medie dimensioni, perchè Paroli ha avuto modo di conoscere e parlare di persona col ministro in parlamento e anche perchè l’amministrazione in carica è "amica" del governo. La giornata di ieri pare davvero avere avviato un new deal nella vita del nostro paese, le nuove competenze attribuite ai sindaci in materia di sicurezza sono significative e si sommano ai tre decreti legislativi sull’asilo, sulla circolazione dei cittadini comunitari e sui ricongiungimenti familiari, che venerdi saranno discussi nel consiglio dei ministri. Maroni ha ribadito ieri ciò di cui parla da settimane: non saranno puniti solo gli immigrati clandestini ma anche coloro che gli danno lavoro in nero o coloro che gli affittano le abitazioni. Il "Patto per Brescia sicura" in concreto prevede la promozione di azioni coordinate e progetti specifici per contrastare la criminalità, il problema delle occupazioni abusive da parte dei rom, l’abusivismo commerciale, le truffe, il degrado urbano, la prostituzione, la contraffazione, lo spaccio e l’utilizzo di droga. Istituisce un gruppo di lavoro specifico per la gestione del problema del nomadismo e per lo studio di linee strategiche per evitare «l’eccessiva concentrazione monoetnica» attraverso progetti mirati secondo le peculiarità della localizzazione delle singole etnie sul territorio. Il patto prevede un contatto assiduo tra poliziotti, carabinieri, vigili urbani e agenti di quartiere e dirigenti scolastici per monitorare i fenomeni di spaccio e consumo di stupefacenti tra i minori. Nel documento sono illustrate le zone dove i controlli saranno più mirati, i punti caldi della nostra città, e stabilisce nel dettaglio le risorse economiche con le quali finanziare tutte le azioni previste.
Pare molto soddisfatto Paroli durante la conferenza stampa, anch’egli orgoglioso che la città faccia da capofila a livello nazionale. Egli ribadisce la perfetta sintonia col ministro, «per la sua attenzione ai problemi concreti della sicurezza, che vengono pagati dalle fasce più deboli della popolazione». Secondo Paroli il problema dell’immigrazione clandestina è emerso in modo critico «perché prima era stato affrontato con buonismo e assistenzialismo» e invece per essere risolto «ha bisogno di regole, diritti e doveri, che creano la vera integrazione». «Questo progetto – spiega Paroli – crea un coordinamento continuo e costruttivo non per reprimere, ma per eliminare tutto ciò che rende Brescia meno vivibile».
Fuori dalla Loggia diverse persone hanno atteso l’uscita del corteo di politici e autorità, alcuni applausi e la protesta annunciata da parte delle forze di opposizione, Magazzino 47, Studenti in lotta e Radio Onda d’Urto e dai sindacati che hanno lasciato al ministro una lettera di critica al decreto.