Scuola, cosa manca
Impossibile esimersi da un commento sulla scuola, anzi sulle manifestazioni degli studenti che nella nostra città sembrano un po’ meno imponenti rispetto ad altri centri universitari. Sono al di fuori dal sistema scuola da molti anni, quindi queste brevi riflessioni risentono di un "distacco" che mi piacerebbe potesse essere colmato dai protagonisti bresciani del mondo del sapere, studenti e professori.
Non comprendo, lo dico sinceramente, questa strana alleanza che porta in piazza docenti e alunni, soprattutto universitari, fenomeno che, per quanto ne so, non ha caratterizzato il movimento del 68 e nemmeno i successivi. Mentre comprendo gli striscioni contro una riforma che "taglia" senza troppi distinguo, non comprendo l’assenza di un qualche cenno di sdegno nei confronti di chi gestisce le Università, contro chi gestisce il sapere. Proprio questo ha reso il 68, terreno fertile di un cambiamento del costume che ha coinvolto la società nel suo insieme.
Capisco i ricercatori, ma mi chiedo e vi chiedo esistono ancora i baronati, i docenti che non vengono mai a lezione perchè impegnati in consulenze di vario genere? Esistono ancora le "segnalazioni" per passare i concorsi o il nepotismo che porta alla docenza, figli, nipoti, insomma parenti e affini, oltre che gli amici degli amici?
Ah… rispetto ai corsi attivati il presidente dell’ordine dei veterinari di Brescia mi riferiva di un corso in psicologia canina con ben otto iscritti.
Permettetemi solo un breve amarcord. Durante la mia frequentazione del corso di diritto ammnistrativo il docente, titolare di cattedra, si è presentato a lezione due volte. Lo ricordo perfettamente perchè la lazione era fissata dalle 12.00 alle 13. 00, orario che consentiva anche ai goliardi come la sottoscritta di sentire la sveglia e arrivare in tempo.
Rileggo i numerosi articoli che il giornalista Gian Antonio Stella ha dedicato all’Università e non mi sembra che la situazione sia troppo cambiata. Non entro, quindi, nel merito della riforma, anche perchè non ne ho le competenze tecniche e pedagogiche, ma sono davvero sopresa che la rabbia tipica dei giovani non colpisca il "potere" che hanno più vicino.
Federica Papetti