Taser agli agenti, il comandante della Locale di Brescia: servono approfondimenti
Sull’utilizzo dei taser da parte degli agenti servono approfondimenti. E’ quanto dice in una nota – in estrema sintesi – Marco Baffa, comandante della Polizia Locale di Brescia, che interviene così nel dibattito pubblico sul tema per evidenziare le criticità sostanziali e burocratiche legate all’utilizzo degli storditori elettrici. Di seguito la riportiamo integralmente.
IL COMUNICATO DEL COMANDANTE DELLA POLIZIA LOCALE
In merito alla sicurezza degli agenti di Polizia Locale, durante lo svolgimento delle loro mansioni, e all’utilizzo del taser sono doverose alcune precisazioni.
Innanzitutto, il Comando procede periodicamente a una formazione mirata del personale, con istruttori altamente qualificati in tecniche operative e di difesa. Vengono attuati dei percorsi mirati ad aumentare la sicurezza anche in contesti complessi e con soggetti violenti o alterati, consolidando le opportune tecniche d’azione sul territorio e un uso corretto delle dotazioni di autotutela: arma d’ordinanza, spray, manette, bastone estensibile, giubbotti antiproiettile, dispositivi di protezione individuali, guanti antitaglio, caschi e cuscini tattici.
Il decreto legge 113/2018 ha introdotto, anche per la Polizia Locale, la possibilità di dotarsi di armi comuni a impulso elettrico, i cosiddetti taser, previo un accordo sancito in sede di conferenza unificata Stato, Regioni, Città ed Autonomie locali e l’adozione di un regolamento comunale.
La Conferenza Stato Regioni ha successivamente deliberato la possibilità di una dotazione di reparto in via sperimentale per sei mesi ed esclusivamente per due unità di personale sul totale. Il medesimo decreto prevede un’intesa con l’azienda sanitaria locale competente per territorio. Inoltre, la sperimentazione dovrebbe essere preceduta dallo svolgimento di verifiche tecniche analoghe a quelle svolte dalle forze di Polizia dello Stato in ordine alla compatibilità con pacemaker, elettromagnetiche, prove balistiche. Risulta che solo pochi capoluoghi di provincia della Regione Lombardia abbiano predisposto l’iter per l’adozione dell’arma a impulsi elettrici o ne abbiano manifestato l’intenzione.
La normativa regionale di riferimento all’adozione di questo tipo di strumentazione da parte della Polizia Locale è stata oggetto di un pronunciamento della Corte Costituzionale, che ha parzialmente censurato la previsione normativa regionale.
Le criticità rilevate dal Giudice delle Leggi evidenziano l’opportunità di procedere con ulteriori acquisizioni di informazioni, circa gli esiti delle sperimentazioni in corso, tenuto conto che il ricorso al dispositivo in oggetto, qualora non scriminato dalla
previsione dell’articolo 53 del codice penale o comunque operato al di fuori dei canoni della cosiddetta “legittima difesa”, espone gli agenti a gravi conseguenze e responsabilità penali e disciplinari, in relazione a eventuali lesioni o decessi delle persone coinvolte.
Non ultimo, dal punto di vista gestionale, la mera assegnazione di due soli dispositivi, a fronte di tutti gli operatori destinati ai servizi esterni, i rilevanti costi connessi alla formazione specifica e gli oneri di manutenzione confermano, ancora una volta, la necessità di acquisire ulteriori informazioni circa gli esiti delle sperimentazioni in corso presso altre forze dell’ordine.
Marco Baffa, comandante della Polizia Locale di Brescia