“Apprendo con amarezza la sospensione della caccia all’avifauna sul territorio lombardo a seguito della pronuncia di queste ore del Tar Lombardia, da cui ancora una volta emergono decisioni fortemente ideologiche e contro la scienza. Le previsioni del calendario venatorio lombardo infatti già contenevano limitazioni sia in termini di orari che riguardo ad alcune specie cacciabili nel rispetto della legge quadro nazionale ed erano supportate da una corposa mole di dati scientifici”. A dirlo, in una nota, è il Consigliere regionale Carlo Bravo, che interviene così sulla sentenza del Tar dopo il ricorso degli ambientalisti.
Poi aggiunge: “I cacciatori anche quest’anno si sono visti privati del diritto di esercitare una passione secondo tempi e modi previsti dalle leggi nazionali e comunitarie. Una situazione inaccettabile in uno Stato di diritto che si protrae ormai da troppi anni. I cacciatori sono cittadini onesti, parte integrante e sostanziale della nostra società, che vogliono esercitare nel rispetto delle regole un’attività millenaria ricca di tradizioni e cultura. Un’attività che l’ideologia green ha messo nel mirino da anni dapprima promuovendone l’abrogazione tramite quesiti referendari, poi legalmente e politicamente sostenendo lo sviluppo di una burocrazia ostativa che inibisca i cacciatori nell’esercizio della loro passione.”
“In queste ore – conclude – ho preso contatto con la segreteria del Ministro Lollobrigida ed in particolare con il Sottosegretario Patrizio La Pietra, per sottolineare come regione Lombardia, in tema di caccia, non possa continuamente trovarsi in balia delle decisioni di giudici che interpretano le norme contro le intenzioni del legislatore e quanto sia urgente un cambio di passo se non si vuole portare a morire un comparto che non è solo una tradizione radicata sul nostro territorio ma rappresenta anche un indotto economico importante per la nostra Regione. Inoltre, ho sollecitato l’Assessore Beduschi affinché lunedì si possa risolvere parzialmente la situazione tramite una delibera di giunta che ripristini la regolare attività venatoria almeno per i capannisti lombardi, consentendo la caccia alle specie tordo e merlo e colombaccio”.