In Italia parliamo di una filiera che conta 11mila occupati e vale circa mezzo miliardo di euro: da settembre potrebbe scomparire. Ma decine di negozi e distributori di prodotti sono a rischio anche nel Bresciano. Senza contare che tutti gli assuntori di Cdb (sostanza che non dà dipendenza e non provoca alcuno sballo) sarebbero addirittura a rischio arresto.
E’ questo l’esito potenziale di quanto successo nelle scorse ore alla Camera dei deputati, dove in commissione – con un emendamento al DDL sicurezza – è passata la stretta che equipara la cannabis light a quella illegale (a fare la differenza è attualmente la concentrazione di Thc, il principio responsabile dello sballo).
Concretamente – se il parlamento dovesse confermare – saranno vietate la coltivazione e la vendita delle infiorescenze, anche di cannabis a basso contenuto di Thc (sotto lo 0,5%), per usi diversi da quelli industriali (abiti e via dicendo). Dal 2017 erano consentite e il settore aveva registrato una importante crescita.
Contro la svolta, per il danno economico provocato, si sono già scagliate tutte le principali associazioni agricole. Ma la cosiddetta cannabis light, secondo alcune ricerche, ha anche tolto migliaia di consumatori (giovani, ma soprattutto adulti alla ricerca di relax e non di sballo) dal mercato illegale. Ora che succederà?