▼ Pasticcio a San Felice, 40 giorni dopo il voto il Comune va verso il commissariamento
Il pasticcio politico è di quelli di una certa rilevanza. E lascerà il segno per anni sulla comunità politica locale. Nel frattempo, però, la notizia è che San Felice del Benaco (comune gardesano di 3.400 abitanti) rischia seriamente di essere commissariato a soli 40 giorni dalle elezioni che hanno eletto il nuovo sindaco.
Nelle scorse ore, infatti, la quasi totalità dei consiglieri comunali della nuova maggioranza uscita dalle urne (tutti tranne uno) ha annunciato con una nota l’intenzione di dimettersi. Ora basta che qualcuno della minoranza li segua e, dopo un periodo di commissariamento, si tornerà alle urne.
Il caso, lo ricordiamo, è quello che si è aperto subito dopo le votazioni e che ha di fatto paralizzato la vita del Comune: il primo consiglio comunale (quello con la proclamazione degli eletti, che avrebbe dovuto essere convocato dieci giorni dopo le elezioni) non si è mai tenuto e la giunta non è mai stata nominata. Tutto a causa della presunta ineleggibilità di Lorenza Baccolo, candidata sindaco uscita vincitrice dalle urne.
Fino ad oggi ogni richiesta di chiarimenti sulla questione è stata “soddisfatta” con la risposta che erano in corso approfondimenti sulla posizione di uno degli eletti (l’interessata non si è mai espressa pubblicamente sulla questione). Ma l’attesa è stata troppa anche per i consiglieri di maggioranza, che hanno deciso di passare all’azione.
Nel documento firmato da sette consiglieri della lista Orgoglio San Felice (Nicolò Bacciolo, Elda Cortinovis, Pier Angelo Magagnini, Marzia Manovali, Simona Robusti, Alberto Rosina e Simona Tommasi), infatti, si mette nero su bianco che il problema è “la situazione odierna rappresentata da una possibile causa di ineleggibilità, non palese né tantomeno certa, a carico del nostro sindaco, manifestatasi solamente durante gli approfondimenti tecnico-legali da lei promossi ed effettuati dalle autorità competenti prima dell’insediamento del Consiglio comunale”. Da qui la decisione di “rassegnare le nostre dimissioni da consiglieri comunali con effetto immediato” per il timore che “eventuali contestazioni possano aprire fronti giudiziari con ripercussioni sull’operatività di tutti gli organi comunali, paralizzando di fatto l’apparato amministrativo”.