di Paolo Pagani* – Dopo i ballottaggi si può fare un bilancio della tornata elettorale. E al di là della propaganda governativa, supportata da quasi tutto l’ universo mediatico, sono arrivate buone notizie per il centrosinistra.
Intanto la destra si è confermata (è il caso di usare questo verbo) minoranza nel paese, perdendo oltre un milione di voti in termini assoluti. È stata premiata la perseveranza con la quale il PD ha lavorato per l’ unità dei progressisti e per la costruzione dell’ alternativa. Il voto dice che la situazione politica si è fatta dinamica e che le scadenze prossime venture (correzione dei conti, legge di bilancio, autonomia differenziata, premierato ecc) si possono affrontare non sulla difensiva.
Il resto, sono convinto, lo farà l’ inadeguatezza della classe di governo. Non per molto tempo si può dire agli italiani che gli asini volano. Il voto delle città avvalora che è lì all’ opera la vecchia talpa, di marxiana memoria, per arrivare alle fondamenta di questa brutta destra. Ma le città, per aggregare altre talpe, devono assumere un ruolo più politico. Non si tratta di tornare al partito dei sindaci, ma a sindaci che aiutano i partiti a ricostruire i legami con il territorio.
Il voto bresciano ribadisce che sul versante amministrativo il centrosinistra civico sposta, a volte in modo eclatante, il baricentro del consenso politico. Se è vero, come è vero, che in nessuno dei 144 comuni dove si è votato il centrosinistra ha la maggioranza politica, ma oltre 40 sono stati a suo appannaggio nel voto amministrativo, anche con una nuova leva di giovani amministratori. Ed è forse la notizia più preziosa per la sinistra del futuro.
Da qui, però, deve discendere una riflessione profonda attorno ai modi e alle forme per farsi che i comuni non solo si amministrino, ma si governino e diventino attori del cambiamento politico. Per provare a ricucire la frattura, presente anche a Brescia, tra i centri e le varie periferie. Che è la sfida decisiva per tagliare le radici profonde di quel ripiegamento della globalizzazione che sta favorendo la destra e spingendo il mondo occidentale verso una sorta di post democrazia.
Il saldo, poi, tra comuni conquistati e comuni persi è anch’esso favore del centrosinistra.
Questo significa che si può affrontare la scadenza delle elezioni provinciali con ragionevole ottimismo. Avendo come obiettivo la definizione di una larga alleanza dei progressisti e dei liberaldemocratici. Affinché la Provincia possa assumere il ruolo di ente che unisce le sue differenze territoriali. Brescia è in sedicesimo come l’ Italia: un paese di paesi, per dirla con Ciampi. Ciò che lo unisce sono le sue differenze. A patto che non diventino fratture.
Sarebbe delittuoso se, in particolare a Brescia dove quel campo ha conseguito uno dei migliori risultati dei capoluoghi, l’ appello a questa unità, che è il mantra del nuovo PD, non venisse raccolto.
* Pd/Articolo Uno Brescia (direzione regionale Pd)