Il 29 febbraio 2024, alla prima Corte d’assise di Brescia, inizierà il nuovo processo – il 17esimo – per la strage di piazza Loggia. La tragedia provocata da un ordigno di matrice neofascista in cui, il 28 maggio 1974, persero la vita 8 persone (Giuletta Banzi Bazoli, Livia Bottardi, Clementina Calzari, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi, e Vittorio Zambarda) con 102 i feriti.
A deciderlo è stato nelle scorse ore il Gup, che ha rinviato a giudizio Roberto Zorzi, 70enne originario della Valpolicella che ora vive negli Usa (di cui ha anche preso la cittadinanza), ma all’epoca vicino agli ambienti dell’estrema destra veronese. Secondo i pm, l’allora 21enne sarebbe stato uno degli esecutori materiali dell’attentato (con il minorenne Marco Toffaloni, che lunedì sarà in udienza preliminare).
Zorzi – lo ricordiamo – era già stato arrestato subito dopo la tragedia: era rimasto in caserma 16 ore, ma poi era stato rilasciato anche grazie all’alibi che gli era stato fornito dalla titolare del bar della stazione dei bus di Verona. Una versione che la donna non aveva però poi confermato. Il veronese aveva anche rapporti con Silvio Ferrari (morto qualche giorno prima mentre trasportava una bomba con la sua Vespa) e ad accusarlo è ora una donna che frequentava gli ambienti neofascisti bresciani.
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