Sul caso coregone il senatore bresciano Adriano Paroli ha chiesto chiarimenti ai ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente. Il divieto di immissione nel lago di Garda delle uova del pesce è arrivato con il decreto approvato il 2 aprile 2020 dal Governo e i pescatori sono preoccupati che in pochi anni la loro attività possa andare a gambe all’aria. Così Paroli ha fatto sua la segnalazione della consigliera regionale, Claudia Carzeri, e l’ha portata in Parlamento.
Il coregone è immessa nel Garda da 150 anni e si occupano della sua pesca 38 pescatori sulla sponda bresciana del lago e una sessantina su quelle veronesi e trentine. Il coregone sembra essere già da tempo un patrimonio faunistico ambientale e proprio per questo l’interrogazione vuole che sia riconosciuta questa specie ittica come autoctona.
Sullo stesso tema di recente il ministero dell’Ambiente ha permesso l’immissione del coregone nei laghi di Como e d’Iseo ma l’ha negata appunto per Garda e Bolsena. La mancata autorizzazione all’immissione nelle acque del Benaco è stata motivata con la presenza del carpione, specie autoctona con cui entrerebbe in competizione alimentare.
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