Dopo una raffica di colpi di scena Acque Bresciane è riuscita a formalizzare il suo nuovo consiglio, alla cui presidenza è stata indicata (per un anno) la cazzaghese Patrizia Belli.
Una nomina che, secondo molti, rappresenta una vigorosa frustrata alle segreterie dei partiti e in particolare a quelle di Fdi (rimasta a secco nel nuovo consiglio), Pd (con la nominato di un nome diverso rispetto a quello indicato) e Lega (senza nomi nella rosa concordata). Che evidentemente pensavano di poter chiudere la partita senza convincere i sindaci del territorio.
L’accordo tra i partiti – confermato dal presidente del Broletto Emanuele Moraschini – prevedeva infatti un organismo composto da Mario Bocchio (Fi), Enrico Mattinzoli (Fdi), Cristina Tedaldi (Pd), Patrizia Belli (che i giornali indicavano in quota terzo polo, ma che non risulta iscritta a nessun partito) e Gabriele Zanni (Pd). Ma al posto di Mattinzoli e Zanni sono entrati il leghista rovatese Pierluigi Toscani e il segretario del Pd camuno (ed ex presidente della Provincia) Pierluigi Mottinelli, in rappresentanza della valle e dei Comuni che potrebbero presto finire sotto l’ombrello della società.
Una svolta che testimonia la debolezza della politica (peraltro già palesata in occasione delle ultime comunali cittadine), sempre meno incisiva rispetto agli amministratori locali. E che in questo caso sembra portare soprattutto le firme dei sindaci di Rovato (Tiziano Belotti, Lega) e Cazzago (Fabrizio Scuri, Pd), che sono i primi azionisti di Cogeme, insieme a quelle dei colleghi del Garda (a partire dal desenzanese Guido Malinverno) e della valle (il sindaco di Edolo Luca Masneri aveva anche scritto una lettera per chiedere che i camuni fossero rappresentati). Senza dimenticare, sul versante politico, il contributo dei due Pier-luigi, separati dal partito di appartenenza e da uno spazio nel nome… Toscani (Pierluigi, Lega) e Mottinelli (Pier Luigi, Pd).
Di fondo una questione appare sempre più evidente. I partiti – tutti – contano sempre meno iscritti e militanti, spesso tenuti insieme da figure di compromesso che hanno come mandato quello di evitare spaccature piuttosto che di prendere decisioni e di dettare la linea politica all’organizzazione. Anche per questo gli amministratori locali, complice la legittimazione che deriva loro dall’elezione diretta, hanno oggi un peso sempre maggiore nelle decisioni.