Erba legale: la situazione in Italia e in Europa

Attualmente, in Italia è possibile produrre, commercializzare e utilizzare liberamente la cannabis light, ovvero con una percentuale di THC al di sotto dello 0,6% e con una maggioranza di CBD, che dunque non rientra nelle sostanze stupefacenti

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foto d'archivio da Pixabay

Al centro dei dibattiti pubblici e politici degli ultimi anni vi è indubbiamente l’attuale situazione dell’erba legale, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. In effetti, l’Unione Europea sta gradualmente allentando le maglie della Legge, al fine di conformarsi ai vari studi scientifici e alle opinioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Commissione per gli stupefacenti delle Nazioni Unite, che non solo ne stanno decretando i benefici ma ne stanno demolendo di riflesso tutti i pregiudizi sull’assunzione.

La cannabis, infatti, non solo non presenterebbe rischi fatali per la salute ma rappresenterebbe anche un toccasana per alcuni stati psico-fisici, come la depressione, i dolori cronici e l’epilessia e persino per i percorsi di disintossicazione. Legalizzare la cannabis, inoltre, potrebbe sottrarre alla criminalità una grande fetta dei propri affari, dando modo ai consumatori di utilizzare un prodotto certificato e controllato in tutta la filiera e, allo stesso tempo, rappresentare una risorsa economica importante.

Eppure, nei paesi più conservatori dell’Unione, il processo di legalizzazione incontra spesso resistenze da parte delle istituzioni. Ciò è vero ad esempio in Italia, dove sostanzialmente qualche passo in avanti è stato fatto ma dove, allo stesso tempo, regnano confusione e ambiguità persino per i prodotti light.

La strada, in effetti, è ancora lunga, ma è molto utile fare il punto sul contesto odierno.

L’erba negli altri paesi europei

Genericamente, l’Unione Europea sancisce l’illegalità del libero uso dell’erba – tranne a Malta e in Lussemburgo, dove è legale dal 2021 – con una deroga per le piccole quantità destinate all’uso personale.

Ne consegue che la situazione in altre nazioni è certamente meno stringente rispetto all’Italia, grazie a una certa lungimiranza delle istituzioni che vedono nell’uso personale non solo una risorsa di benessere per tutti coloro che vi ricorrono a scopo terapeutico, ma anche economica a beneficio dei conti pubblici, in un’ottica di turismo.

Ciò è risaputo, ad esempio, per i Paesi Bassi, che con i loro coffee shop rappresentano un modello di progresso dal 1975. Altra isola felice è la Spagna, dove è concesso consumare o produrre cannabis liberamente in casa fino a 100 grammi e frequentare i cosiddetti social club, associazioni di consumatori all’interno delle quali ai soci è consentito coltivarla e farne uso ricreativo. Anche in Portogallo il consumo è ammesso in quantitativi che non implichino lo spaccio – per cui è previsto l’arresto.

Tra i paesi più severi sull’argomento vi è la Francia, dove, nonostante sia grandemente utilizzata, la cannabis non è legale e tutti gli sforzi per cambiare la situazione sono sostanzialmente falliti.

Di recentissima approvazione, a seguito del via libera da parte della Commissione Europea, è la legge sull’erba legale a scopi ricreativi in Germania. La Repubblica Federale, approvando la nuova normativa, si prefigge di sottrarre il business della cannabis alla criminalità organizzata e di approntare misure di controllo che la rendano meno accessibile ai minori, di fatto permettendo agli adulti l’acquisto e la coltivazione domestica attraverso una rete di rivenditori autorizzati e social club sul modello spagnolo.

Ci si augura che il progetto diventi in un esempio virtuoso per altri paesi, compreso il nostro.

A che punto siamo in Italia

L’Italia è uno dei paesi europei più ostici verso la legalizzazione della cannabis. In sostanza, l’erba, sebbene considerata una droga leggera, è pur sempre una sostanza stupefacente, secondo il Testo Unico in materia (DPR 309/90), e dunque è illegale.

L’ultimo tentativo per poter rendere l’erba legale risale al 2021, con il referendum promosso da varie associazioni di settore e soprattutto sostenuto da ben 600 mila firme, che però è stato bocciato dalla Corte Costituzionale.

Tuttavia bisogna specificare che l’uso personale a scopo ricreativo è stato depenalizzato ed è quindi esclusivamente un reato di natura amministrativa; questo perché la coltivazione domestica è stata legalizzata in quantità minime – che escludono lo spaccio (per cui sono previsti fino a 20 anni di detenzione).

Per quanto riguarda l’uso terapeutico, la situazione è di fatto meno stringente e nell’ambito medico si sta provando a colmare un divario tristemente presente rispetto ad altri paesi europei. È quindi possibile reperire medicinali a base di cannabinoidi presso alcune farmacie, presentando una prescrizione medica. Si tratta comunque di un numero davvero esiguo di rivenditori, che sono circa 60 su tutto il territorio, ma soprattutto di pochissimi produttori autorizzati dal Ministero della Salute (esattamente 6).

Ciò, naturalmente, danneggia tutti coloro che necessitano dell’erba legale per fini medici: secondo le stime dell’Associazione Comitato Pazienti Cannabis Medica, l’87,5% dei consumatori lamenta difficoltà nel reperimento. Nel 2021, infatti, si è registrato che la richiesta di erba per uso terapeutico fosse di circa 1400 chili, a fronte degli appena 300 disponibili.

Attualmente, in Italia è possibile produrre, commercializzare e utilizzare liberamente la cannabis light, ovvero con una percentuale di THC al di sotto dello 0,6% e con una maggioranza di CBD, che dunque non rientra nelle sostanze stupefacenti. Per poter acquistare i prodotti a base di CBD per le tue esigenze, bisogna rivolgersi esclusivamente a rivenditori seri e professionali, come l’azienda Weedzard, specializzata nella vendita di erba legale.

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