Ninna nanna ninna oh questo bimbo a chi lo do | BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

Una ricerca della Società italiana di neonatologia (Sin) aveva monitorato i casi per un anno a partire da luglio 2013, evidenziando come circa 1 bambino su 1.000 in Italia non viene riconosciuto dopo il parto, ovvero lo 0,07%

0
Doriana Galderisi, opinionista BsNews

“Ninna nanna ninna oh, questo bimbo a chi lo do. Lo darò alla Befana…”
(da una Ninna nanna molto popolare)

“Ninna nanna, ninna, oh, questo bimbo che ne so, questo amore di una notte, questo figlio di mille botte”.
(Da “Ninna nera” di Gianna Nannini)

di Doriana Galderisi* – “Ninna nanna ninna oh questo bimbo a chi lo do” è un verso che risuona nel nostro immaginario collettivo e, con la sua musicalità dolce e accudente, suscita una sensazione di gradevolezza.

Ma in realtà le parole del testo non sono così rassicuranti: con l’allusione alla Befana che “lo tiene una settimana” o al Bove Nero che “lo tiene un anno intero” o addirittura al Lupo Bianco che “lo tiene tanto, tanto”, l’immagine che emerge è quella di una mamma che non è così sicura di poter tenere con sé la creatura che sta cercando di far addormentare…

La contraddizione tra musica e parole è un po’ emblema della complessità che avvolge la tematica della maternità, e, nello specifico della maternità sofferta, dolorosa, lacerante, di quella maternità insomma che può spingere una donna al gesto estremo del rifiuto della creatura partorita dal proprio grembo e, quindi, dell’abbandono.

Il fenomeno dei neonati non riconosciuti e abbandonati alla nascita, detto anche fenomeno delle “madri segrete”, o “madri invisibili”, o “madri senza nome”, stride con il comune pensare, che attribuisce alla maternità un valore enorme, quasi mitico, e che deve essere per forza innato: la donna, per essere tale, non può non provare desiderio di maternità, si realizza solo se diventa madre e, ovviamente, una brava e buona mammina. Se una donna abbandona il figlio è un mostro, secondo la cultura patriarcale che connota ancora il nostro presente (non a caso il giudizio è molto più indulgente se è un padre a compiere il medesimo gesto).

Tutto ciò non considera il lato nascosto della maternità, che è fatto di dubbi, fatiche, incertezze, spaesamenti e, spesso, un profondo senso di solitudine e di vuoto. Uno psicologo questo lo sa molto bene, perché succede molte volte che le mamme, nel segreto del setting professionale, rivelino, con vergogna ed imbarazzo, quanto il proprio bimbo a volte sia vissuto “male”, come vi sia quasi una sorta di pentimento nell’aver messo al mondo un figlio e una specie di rabbia nella gestione della propria creatura, il tutto mescolato spessissimo alla paura di sbagliare, al non sentirsi all’altezza nel saper offrire la giusta protezione e il giusto accompagnamento al proprio piccolo.

Ma che cosa significa essere madre?

Significa fondamentalmente vivere un’esperienza unica ed irripetibile, che muta l’esistenza della donna; significa dedicare la propria anima e la propria persona al figlio per accompagnarlo nella vita e consentirgli di diventare una persona completa. E’ una sorta di impegno per sempre, un atto di grande generosità. Tutti gli studi sulla genitorialità e, anche, quindi, sull’essere madre, concordano nell’evidenziare come si tratti di un percorso in costruzione, dove si impara a vivere al meglio e a portare avanti positivamente il proprio rapporto con il figlio. Ed è proprio quest’idea di costruzione di un percorso in evoluzione ad essere un fattore arricchente dell’esperienza della maternità stessa. Purtroppo però, questa visione così evolutiva e positiva non è spesso percepita da chi vive situazioni traumatiche, dolorose o comunque indigenti o pericolose.

Ufficialmente in Italia gli abbandoni sono pochi, ma non sappiamo esattamente come sia il quadro.

Una ricerca della Società italiana di neonatologia (Sin) aveva monitorato i casi per un anno a partire da luglio 2013, evidenziando come circa 1 bambino su 1.000 in Italia non viene riconosciuto dopo il parto, ovvero lo 0,07%. Dati più aggiornati saranno disponibili  in futuro grazie all’istituzione del Registro nazionale sui bambini non riconosciuti o abbandonati alla nascita e anche grazie alla stessa Sin.

Sul nostro territorio, dall’esperienza di chi lavora nei reparti di neonatologia e delle ostetriche si ricava la stima di una decina di casi all’anno su tutta la provincia.

Il fenomeno quindi è molto ridotto, ma esiste, ed è per questo che nel 2007 fu creata la “Culla per la vita”, realizzata su impulso del dottor Cludio Macca, del Rotary Club Rodengo Abbazia con il suo presidente, ingegnere Umberto Maggi, per garantire la massima protezione del neonato.

Si tratta di una “culla” termica con uno sportello che si apre automaticamente e immediatamente si accende una spia luminosa al Pronto Soccorso pediatrico per interventi urgenti, perché il bimbo potrebbe essere in sofferenza.  Non ci sono telecamere e la mamma può, se si pente,  recuperare il figlio entro un certo numero di ore.

La culla è all’esterno delle mura di cinta del Civile e non è mai stata utilizzata: nel 2018 una donna che decise di abbandonare, in città, il proprio bimbo, lo lasciò in un passeggino vicino a un cassonetto. Diverso il caso avvenuto il giorno di Pasqua alla clinica Mangiagalli di Milano e che ha riportato il tema sotto i riflettori.

La legge, come spiega il sito del Ministero della Salute, garantisce “il diritto alla procreazione cosciente e responsabile e la tutela della maternità. Al neonato non riconosciuto devono essere assicurati specifici interventi, per garantirgli la dovuta protezione, nell’attuazione dei suoi diritti fondamentali. La dichiarazione di nascita resa entro i termini massimi di 10 giorni dalla nascita, permette la formazione dell’atto di nascita, e quindi l’identità anagrafica e la cittadinanza. Se la madre vuole restare nell’anonimato la dichiarazione di nascita è fatta dal medico o dall’ostetrica” (Dpr 396/2000, art. 30, comma 1).

La legge quindi tutela l’anonimato e la privacy della partoriente che non desidera riconoscere il figlio alla nascita.

Anche se è possibile l’abbandono in modo non pericoloso per madre e figlio, questo gesto non è mai un gesto compiuto con serenità, leggerezza, superficialità, anzi, tutto il contrario. E alla sua base vi sono motivazioni a volte inimmaginabili, sofferenze profonde e non è vero che queste donne non provano amore verso la creatura che hanno messo al mondo. Queste madri, non di rado minorenni, si trovano in una sorta di voragine esistenziale, provano un dolore dilaniante per un atto che si lega spesso a personali esperienze traumatiche familiari o ambientali.

Chi arriva a questo gesto estremo lo fa come conseguenza di una somma di fattori, come ad esempio situazioni di forte degrado relazionale, o di violenza, di clandestinità, di prostituzione, di pericolo, di indigenza materiale ed economica…

Si tratta di un gesto estremo che segna la donna che lo compie per tutta la vita.

E’ una sorta di tatuaggio psichico, perché si tratta di una perdita lacerante, di un vero e proprio lutto emotivo, perché i bambini non sono morti, anzi, camminano nel mondo, ma sono presi per mano da altre persone e quindi la mancanza del rapporto con loro per la madre naturale è una specie di “morte psichica vivente”.

Per concludere riassumiamo i punti essenziali da tener ben presente quando si ragiona sul tema della maternità e dell’abbandono:

1- No al giudizio, sì al rispetto: astenersi dall’attribuire colpe alla donna, combattere la facilità con cui si scivola nella condanna.

E’ facile e rassicurante giudicare quando attribuiamo agli altri qualcosa che per noi è abominevole e insopportabile alla coscienza personale.

E’ fondamentale non dimenticare mai la sofferenza estrema alla base del gesto di abbandono. Sofferenza  che va rispettata.

2- Conoscenza e informazione: le donne che si ritrovano a dover abbandonare i propri figli a volte sono donne in condizione di povertà educativa, o culturale o che non conoscono la lingua italiana, in questo caso. E’ quindi doveroso per enti e associazioni, promuovere azioni di informazione che tengano conto di queste possibili limitazioni quindi predisporre, ad esempio, manifesti scritti in più lingue e accompagnati da immagini esplicative che possano aiutare a comprendere laddove la parola non è capita. Tali manifesti sarebbero da affiggere nei luoghi che, se di primo acchito possono sembrare meno intuitivi, ad una riflessione più attenta diventano risolutivi, perché a volte i bimbi abbandonati sono trovati dentro o nei pressi dei cassonetti della spazzatura. Quindi sono proprio questi dei punti su cui affiggere gli avvisi.

3- Vicinanza e sostegno: la donna che abbandonerà la propria creatura è spesso emotivamente sola, già durante la gravidanza avrebbe bisogno di aiuto emotivo, psicologico, materiale per dirottare la propria decisione finale, ovvero disconoscere il figlio al parto. Tante sono le associazioni  che offrono soccorso e sostegno, dalla Caritas ai servizi sociali del Comune passando per i consultori pubblici e privati, ma molte volte anche solo la vicinanza attenta di ognuno di noi può essere di supporto anche per incoraggiare ad un percorso di sostegno strutturato la donna che è in difficoltà.

Nel ringraziarvi per l’attenzione vi aspetto dopo a maggio.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. Esperta in psicologia dello sport iscritta nell’elenco degli psicologi dello Sport di Giunti Psychometrics e del Centro Mental Training. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

LEGGI TUTTE LE PUNTATE DELLA RUBRICA DI DORIANA GALDERISI CLICCANDO SU QUESTO LINK


>>> Clicca qui e ricevi direttamente sul cellulare le news più importanti di Brescia e provincia e le informazioni di servizio (incidenti, allerte sanitarie, traffico e altre informazioni utili) iscrivendoti al nostro canale Telegram <<<

>>> Clicca qui e iscriviti alla nostra newsletter: ogni giorno, dalle 4 di mattina, una e-mail con le ultime notizie pubblicate su Brescia e provincia <<<

 

La newsletter di BsNews prevede l'invio di notizie su Brescia e provincia, sulle attività del sito e sui partner. Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy, che trovi in fondo alla home page.
22,80€
24,00€
disponibile
4 new from 22,00€
2 used from 7,11€
as of 11 Aprile 2024 11:01
56,05€
59,00€
disponibile
4 new from 56,05€
2 used from 45,00€
as of 11 Aprile 2024 11:01
11,40€
12,00€
disponibile
7 new from 11,40€
as of 11 Aprile 2024 11:01
30,40€
32,00€
disponibile
5 new from 30,40€
1 used from 26,11€
as of 11 Aprile 2024 11:01
11,40€
12,00€
disponibile
5 new from 11,40€
1 used from 9,60€
as of 11 Aprile 2024 11:01
17,68€
disponibile
2 new from 17,68€
1 used from 13,22€
as of 11 Aprile 2024 11:01
48,45€
51,00€
disponibile
11 new from 48,45€
7 used from 37,99€
as of 11 Aprile 2024 11:01
Ultimo aggiornamento il 11 Aprile 2024 11:01

Lascia una risposta (la prima volta la redazione deve accettarla)

Per favore lascia il tuo commento
Per favore inserisci qui il tuo nome