“Se i motivi di urgenza nella prosecuzione dell’iter realizzativo verranno valutati tali da poter consentire la sospensione momentanea delle procedure di affidamento della progettazione dell’opera, sarà opportuno attendere l’acquisizione degli esiti dello studio che la Regione Lombardia affiderà per le valutazioni sullo stato ecologico del corso fluviale, così come auspicato dall’interrogante”.
A dirlo è stato il ministro dell’Ambiente Picchetto Fratin, che ha risposto così all’interrogazione di Fratelli d’Italia Brescia sul tema del nuovo depuratore del Garda (Gavardo-Montichiari), opera rimessa in discussione proprio da Fdi all’interno del consiglio di amministrazione di Acque Bresciane.
“Fratelli d’Italia Brescia, da sempre scettica e contraria al commissario straordinario, ha affidato ad una interrogazione parlamentare al Ministro l’approfondimento sulle sorti della vicenda Depuratore del Garda”, ha dichiarato il Coordinatore Provinciale Diego Zarneri. “Se ora lo studio commissionato da Acque Bresciane dovesse confermare che le condotte sublacuali non costituiscono ‘una bomba ecologica a orologeria’ e non richiedono nessuna ‘tempestiva dismissione’ – ha aggiunto la deputata Cristina Almici – pur necessitando una manutenzione e verifica costante, non solo sarà possibile attendere lo studio di Regione Lombardia per conoscere lo stato ecologico del fiume Chiese ma anche la nomina del Commissario straordinario diverrebbe ingiustificata, mancando i presupposti ‘di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica’ richiesti per l’intervento sostitutivo di cui all’art. 120 della Costituzione”.
“La localizzazione del depuratore del Garda dovrebbe quindi tornare nelle competenze della Provincia di Brescia, ente preposto per legge, che potrà proseguire nella propria attività ordinaria e nel rispetto dei territori”, ha aggiunto Zarneri. Mentre il Consigliere Provinciale Fdi delegato all’Ambiente Gianpaolo Natali precisa che la scelta di riaffidare all’ente provincia “consentirà di non sprecare soldi pubblici per un progetto che potrebbe non essere quello da realizzare (il costo di progettazione è stato quantificato in 5,3 milioni di euro), oltre a rivalutare un’opera che, causa l’incremento dei costi delle materie prime, da un’ipotesi iniziale di spesa di 114 milioni è lievitata a 202 milioni di euro, soldi che in gran parte graverebbero sulle bollette dei bresciani.”
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