“Brescia città dei giovani”: ecco le priorità di Laura Castelletti
Il candidato sindaco del centrosinistra Laura Castelletti ha illustrato oggi in una conferenza stampa “la sua idea di città per i giovani e dei giovani, dove ai ragazzi vengono offerte opportunità formative, lavorative, ricreative e culturali aperte ad accogliere il loro contributo e la loro creatività”. Di seguito il testo integrale del suo comunicato.
IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO
“La pandemia – ha detto Castelletti – ci ha lasciato in eredità un mondo giovanile in grande sofferenza. Da un lato questo malessere si esprime in rabbia, aggressività e il bullismo, dall’altro in ansia e fenomeni depressivi. Per quanto riguarda il bullismo o le bande giovanili, la repressione e l’inasprimento dei controlli sono talvolta necessari, ma non possono certo essere l’unica chiave di lettura. In questi mesi ho condiviso le preoccupazioni delle famiglie, preoccupazioni che vanno al di là delle statistiche e che meritano ascolto e risposte. Perché se anche i numeri delle denunce e degli arresti non rivelano criticità particolari e significative, credo sia necessario andare oltre.Il nostro impegno deve andare in diverse direzioni e coinvolgere diverse realtà del territorio. Da un lato, le forze dell’ordine devono mantenere un controllo molto alto, ma ho proposto, e l’idea è stata condivisa, che al tavolo della sicurezza siedano anche le realtà del mondo della scuola, dei servizi sociali e della cooperazione per aiutare i ragazzi a denunciare, se necessario, ma anche a metabolizzare e comprendere quanto accade loro. Malessere e disagio si prevengono con percorsi di preparazione all’interno della scuola, offrendo possibilità di fare sport, e noi abbiamo investito tanto in questo senso, nell’opportunità di entrare a far parte di un’associazione, e ce ne sono tante a Brescia, o di un gruppo culturale”.
E in questa direzione vanno le tante proposte della candidata sindaco: l’animazione dei principali parchi e delle piazze della città, in centro e nei quartieri attraverso bandi rivolti ad associazioni sportive e culturali, le esperienze di cittadinanza attiva concrete e formative, come viaggi nelle città europee o gemellate che prevedano, una volta tornati, una restituzione alla città della loro esperienza, l’idea di una scuola di mobilitazione politica, come quella realizzata in Veneto, con l’obiettivo di creare una piattaforma di giovani attivisti e attiviste che condividano idee per la città, proposte e una nuova definizione di partecipazione politica, l’individuazione di poli di Street Art, sull’esempio di tante città italiane ed europee, un percorso già iniziato a Sanpolino, la rigenerazione di uno spazio cittadino da trasformare in un polo di produzione culturale, progetto al quale l’amministrazione sta già lavorando. Un modo per rigenerare sì gli spazi dei quartieri, ma anche una modalità creativa di vivere una dimensione di cittadinanza attiva.
“Per mettere in campo – ha spiegato la candidata sindaco – interventi efficaci dobbiamo innanzitutto partire da una fotografia della situazione giovanile a Brescia. La sperimentazione fatta i mesi scorsi nella zona est, a San Polo e Sanpolino, – un tavolo al quale intervengono i servizi sociali di zona, la polizia locale, i vigili, le forze dell’ordine, le scuole, gli oratori e tutte le altre istituzioni educative che si occupano del tema giovani – deve essere estesa a tutti i quartieri della città. Si tratta di un Hub di ambito che si sta costituendo attraverso il progetto Brescia città dei giovani, un osservatorio permanente sulla condizione giovanile grazie al contributo diretto dei giovani stessi, per monitorare gli interventi attivi e capire quali sono le aree più critiche dove è necessario intervenire.
I numeri ci dicono che un giovane bresciano su due soffre di ansia e sintomi depressivi e che, da un lato, gli sportelli psicologo attivi nelle scuole sono sovraffollati e non riescono a rispondere a tutte le richieste di aiuto e, dall’altro, l’accesso al bonus psicologo è macchinoso e non copre la spesa. Voglio potenziare gli sportelli nelle scuole, ma penso anche ai punti di comunità, dove oggi l’attenzione è rivolta soprattutto alla fascia degli anziani e dei disabili, che dovrebbero essere dotati di team con psicologi ed educatori per creare uno spazio dove il ragazzo in difficoltà può rivolgersi in prima battuta.
Credo che un’altra urgenza sia dialogare con l’Asst per allargare il servizio di neuropsichiatria infantile: esiste un solo servizio territoriale che non riesce a far fronte alle numerosissime richieste, sarebbe importante ampliarlo, soprattutto nei quartieri”.