Babysitter o nonni in aiuto delle famiglie italiane?
Con l’inizio del nuovo anno è tornato a farsi sentire il tema dei lavoratori in nero, babysitter comprese. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha messo sul tavolo l’ipotesi dell’ampliamento della deducibilità fiscale delle spese per colf, badanti, babysitter, accolta con favore dai datori di lavoro domestico. Infatti, secondo le simulazioni elaborate lo scorso anno per Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, la mancata contrattualizzazione danneggia le famiglie, oltre che lo Stato per il mancato introito: se con il “nero” una famiglia risparmierebbe tra il 6-8%, il rischio per lei di sborsare il 30% in più in caso di controversie con il lavoratore è concreto. La deduzione delle spese per i lavoratori domestici potrebbe essere invece un incentivo alla regolarizzazione. Nel frattempo, però, sono state rese pubbliche le nuove tabelle relative alle variazioni dei compensi e dei contributi, entrambi applicati dal 1 gennaio 2023. Secondo l’Assindatcolf i contributi cresceranno di circa l’8%, mentre se si ha bisogno di una nuova babysitter o di una assistente di persone autosufficienti (livello BS), la retribuzione minima contrattuale mensile sarà di 988,90 euro.
Si può ben capire come il costo di una babysitter possa pesare sulle famiglie italiane. Il dilemma, nel momento in cui nasce un figlio, è quello di scegliere tra la babysitter e un asilo nido, con i condivisi pro e contro per le due opzioni. La terza alternativa sarebbero i nonni, probabilmente la soluzione più favorevole per le famiglie soprattutto a livello economico, ma non tutti i genitori italiani hanno la possibilità di godere della presenza e dell’aiuto dei nonni. Secondo una recente indagine di Coldiretti, tra gli italiani che beneficiano della presenza di un pensionato in casa quasi i due terzi (circa il 63%) dichiarano che i nonni contribuiscono ancora al reddito familiare, mentre il 22% guarda loro come un indispensabile supporto per accudire i propri figli, per portarli a scuola o anche seguirli a casa. Una possibilità che piace a nonni e bambini e che certamente consentirebbe di risparmiare su asili e babysitter.
Se solo 1 famiglia su 5 vanta nonni disponibili, gli italiani continuano dunque ad aver bisogno delle babysitter. Lo dimostra il traffico rilevato dalle piattaforme specializzate in ricerca babysitter negli ultimi mesi. Ad esempio, la piattaforma Sitly.it ha dichiarato che, nella prima settimana di gennaio, 2mila nuovi genitori si sono registrati al sito per visualizzare i profili delle babysitter candidate. Città come Roma hanno mostrato un +50% di registrazioni rispetto allo scorso anno e Milano oltre il +100%, sempre per il mese di gennaio. Il che dimostra come, nonostante la disponibilità dei nonni e la possibilità di iscrivere i bambini all’asilo nido (e nonostante la voce babysitter incida sul budget mensile), molte famiglie si trovano a dover comunque ricercare un aiuto esterno per la cura dei più piccoli. Il ritorno in ufficio poi, dopo due anni di smart working, di certo non contribuisce a supportare le famiglie nella gestione dei figli.