“Grazie di tutto, Cremona”: il saluto di Bencivenga che i lettori della Provincia non hanno letto
Il giornalista bresciano Marco Bencivenga non è più il direttore del quotidiano La Provincia di Cremona. Una decisione dell'editore, che ne ha dato conto solo nell'edizione odierna e che - secondo indiscrezioni - non avrebbe concesso al direttore uscente di pubblicare il suo saluto ai lettori.
Bencivenga lo ha comunque pubblicato sui social nella mattinata di oggi. Di seguito lo riportiamo integralmente, a beneficio anche dei numerosi lettori cremonesi del nostro giornale.
IL TESTO INTEGRALE DEL SALUTO DI BENCIVENGA AI LETTORI DELLA PROVINCIA DI CREMONA
GRAZIE DI TUTTO, CREMONA!
Carissimi lettori, a quattro anni dal mio arrivo in città (16 febbraio 2019) si è ufficialmente concluso il mio incarico di direttore responsabile de La Provincia.
Nel momento del distacco non posso che ringraziarvi uno ad uno per la calorosa accoglienza che mi avete riservato in 1.452 giorni di cammino condiviso: dalle rappresentanze istituzionali – con le quali ho sempre avuto un rapporto di reciproca stima e leale collaborazione – alle persone comuni, che in mille occasioni mi hanno manifestato affetto e apprezzamento. In un mondo che corre a velocità folle e con gli occhi sempre incollati al telefonino non è scontato incontrare per strada persone che ti riconoscono, rallentano il passo, ti fanno un sorriso o si complimentano per un editoriale ben riuscito. Un piccolo gesto, ma dal valore immenso, che a Cremona mi è stato dedicato tantissime volte, così come durante i giorni più duri del lockdown è capitato che una signora dalle straordinarie abilità sartoriali si presentasse in redazione e consegnasse alla reception alcune mascherine da lei realizzate “per proteggere il direttore e la sua famiglia”.
Non erano sicure al pari di una FFP2, quelle mascherine confezionate a mano, ma le conserverò come reliquie, a perenne ricordo di una comunità senza eguali, dei tanti cremonesi che ogni giorno si occupano degli ultimi, dei più fragili, di chi è in difficoltà o ha bisogno. Penso ai magnifici operatori dell’Anffas e della Fondazione Sospiro, per esempio. O agli angeli di Siamo Noi, di Occhi Azzurri e della Giorgio Conti. Ai volontari di tutte le associazioni che operano per il bene comune, in silenzio, lontano dai riflettori, senza nulla pretendere in cambio. E come dimenticare i cremonesi di ogni età ed estrazione sociale che in piena pandemia accorsero all’hub vaccinale con il solo obiettivo di dare una mano, rendersi utili, servire a qualcosa? Di quei giorni trascorsi indossando la pettorina gialla ricordo soprattutto i tanti anziani che per primi ebbero la possibilità di ricevere il vaccino: si presentavano all’hub con il vestito buono e il passo incerto, si mettevano pazientemente in coda e, quando arrivava il loro turno, scattavano come ventenni per raggiungere il box degli infermieri, salvo ritrovarsi col “búf” (il fiatone, in dialetto cremonese). Prima di porgere il braccio alla siringa si lasciavano igienizzare le mani storpiate da anni di lavoro e ripetevano una sola parola: grazie. Altro che vaneggiare contro la “dittatura sanitaria”! Quei maestri di vita erano grati a una sanità che li metteva al riparo dal nemico invisibile che stava falcidiando familiari, amici, vicini di casa e colleghi di lavoro. La conta delle vittime cremonesi del Covid-19 fra pochi giorni raggiungerà quota duemila, un dato impressionante in una provincia di soli 350 mila abitanti. Ma senza quella grande dimostrazione di efficienza – senza quelle vaccinazioni, senza lo slancio di tutti quei medici, quegli infermieri e quei volontari – i lutti sarebbero stati molti di più. Per questo gli eroi di quei giorni meritano un posto nella storia, oltre le pagine di giornale che ne avevano testimoniato l’impegno in tempo reale. E sono volate via, come d’autunno dagli alberi le foglie.
A Cremona – al pari di Brescia, di Bergamo, di Codogno e di tutto il mondo – abbiamo combattuto una guerra. Il nemico invisibile ci aveva preso alle spalle e colpiti a tradimento. Ma tutti insieme l’abbiamo sconfitto: con dolore, chiudendoci in casa, cambiando le nostre abitudini, rinunciando a un pezzo di libertà. Ma ce l’abbiamo fatta. E come direttore di un giornale chiamato a raccontare la storia giorno per giorno, insieme al peso di una responsabilità mai così grande, ricordo con orgoglio le parole fatte mettere a verbale dall’allora Prefetto di Cremona, Vito Danilo Gagliardi: “A livello locale, e soprattutto da parte del quotidiano La Provincia, le notizie vengono diffuse in modo scientifico, quasi in tempo reale e in maniera comprensibile per la popolazione: ciò è molto rilevante ai fini di evitare che tramite informazioni non corrette si possa diffondere allarme tra i nostri concittadini e si creino situazioni di panico ingiustificato”.
Ecco la medaglia che mi porterò a casa dopo quattro anni di lavoro a Cremona, insieme allo stupore più volte manifestatomi dal decano degli agricoltori cremonesi, il fresco centenario Pietro Mondini: “Ma come fa, direttore? Come riesce a trovare sempre nuove idee e a riempire tutte quelle pagine del nostro giornale?”.
In questi anni – confesso – il più fedele lettore de La Provincia è stato spesso la mia coscienza critica: “Leggo tutti i suoi editoriali – mi ha ripetuto più volte Mondini -: se mi piacciono, strappo la pagina e la conservo; se non sono d’accordo, il cassetto resta vuoto”.
Non riesco a immaginare un controllo di qualità più efficace e affettuoso. Così come non riesco a immaginare uno spettacolo più bello del Torrazzo by night.
Ogni sera, tornando a casa dalla redazione, mi sono emozionato nell’alzare gli occhi al cielo e guardare quell’inconfondibile sagoma illuminata dai fari: che fortuna abitare proprio ai suoi piedi, nel bellissimo centro storico di una città che in passato seppe costruire un simbolo tanto ambizioso e oggi, al contrario, fa del basso profilo il suo stile distintivo.
Evitare gli eccessi è una virtù, certo, ma a volte Cremona dà l’impressione di non credere abbastanza nelle sue straordinarie potenzialità. Ed è un peccato, un’occasione persa, perché nel mondo – non solo in Italia – poche altre città vantano la qualità della vita, il benessere diffuso e il senso di sicurezza che Cremona sa garantire a ogni livello.
Il giorno in cui arrivai per la prima volta in città mi fu detto che non avrei potuto capire i cremonesi se non avessi ascoltato la barzelletta del contadino che trova la lampada di Aladino nel suo campo, la sfrega con le mani ed esprime il primo desiderio di due possibili: vedere il suo raccolto distrutto da un’inondazione, i suoi animali sterminati da una carestia e il tetto della sua cascina in fiamme. Poi, di fronte allo stupore del genio, il secondo desiderio: “Per il mio vicino… il doppio di tutto”.
No, i cremonesi che ho conosciuto in questi quattro anni non corrispondono a quel cliché. Non tutti, quantomeno. Per questo li ricorderò sempre con grande affetto e gratitudine.
Da parte mia lascio con la certezza di aver dato tutto me stesso: il mio tempo, la mia esperienza, ogni pensiero, ogni stilla d’energia. Perché questo è il mio modo di intendere la professione che amo, che pratico da quarant’anni e che continuerò a onorare nelle nuove sfide che già mi attendono.
Lascio Cremona con l’orgoglio di aver modernizzato La Provincia (nella grafica, nei contenuti, nella sua dimensione digitale), pur conservandone lo spirito originario e la tradizione che sarà presto celebrata nell’evento dedicato ai 75 anni della testata. “Le nozze di platino con i lettori” mi è piaciuto definirle quando mi è venuta l’idea di festeggiarle con voi.
Lascio con l’enorme soddisfazione di aver proiettato La Provincia oltre i confini territoriali, sui tavoli che contano e nelle rassegne stampa delle più importanti tv nazionali.
Lascio a testa alta e con un profondo sentimento di riconoscenza nei vostri confronti: grazie di tutto, carissimi lettori. Non dimenticherò mai il vostro affetto e la vostra attenzione
Ok eviterò di infierire, ma la domanda è questa: che gli frega ai bresciani di una lettera inviata ai lettori della provincia di Cremona dove si fa l’elogio dei cremonesi?
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Ok eviterò di infierire, ma la domanda è questa: che gli frega ai bresciani di una lettera inviata ai lettori della provincia di Cremona dove si fa l’elogio dei cremonesi?
Abbiamo molti lettori anche in provincia di Cremona e il collega è bresciano: abbiamo ritenuto di darne conto.